To view this page ensure that Adobe Flash Player version 11.1.0 or greater is installed.

LARRY CORYELL AURORA CORYELLIS - 3 CD (Purple Pyramid) Un disco “monumentale” che suscita qualche dubbio di su- perfluità, ma che al termine dell'ascolto si rivela invece in- teressante, almeno in due dischi su tre. Propone registrazioni live da tre diversi momenti della carriera del musicista texano. Cominciamo dal fondo. Il terzo disco, registrato nell'agosto 2002, recupera l'atmosfera elettrica di un disco stupendo del 1997, Spaces Revisited, nato dalla superband compo- sta da Larry Coryell, Billy Cobham, Biréli Lagrène e Richard Bona. I brani qui riportati, con una diversa formazione ma altrettanto valida (Paul Wertico alla batteria e Jeff Cham- bers al basso), sono praticamente gli stessi. L'impressione (ricavata anche dal- l'ascolto di un suo recente concerto) è che Coryell, in preda forse a un raptus giovanilista, stia puntando sulla velocità d'esecuzione a scapito della preci- sione e anche dell'espressività. In ogni brano sembra voler fornire una dimo- strazione di virtuosismo che passa attraverso un suono tagliente, impertinen- te, nervoso. Il secondo album, registrato nel ’76 alla Clark University di Worcester, nel Massa- chusetts, è una chiara incisione estemporanea, “da mixer”: la qualità scadente però non incide sulla valutazione dell'esecuzione. Ascoltando cosa riesce a inventarsi Coryell, tutto solo sul palco, viene da pensare che senza questa musica non sarebbe mai nato Mi- chael Hedges: bel repertorio per chitarra acustica (la Ovation era da poco sul mercato) do- ve l'ispirazione è difficilmente ascrivibile a un genere, a uno stile. C'è molta classica, folk, jazz latino... Un disco da ascoltare con una certa “religione”, vero sound d'epoca, senza ausilio di gadget elettronici. Qui si ha una misura del ruolo originale di Coryell nella sto- ria della chitarra: né Di Meola, né McLaughlin, il suo fraseggio velocissimo ha qualcosa di meditativo, malinconico e non solo pirotecnico. Il primo album riporta un'altra esibizione dal vivo, a Boston nel 1972. Il gruppo che ascol- tiamo qui è lo stesso che ha partecipato alla registrazione dell'album Offering, nel gen- naio di quell'anno. Il sound è sincero, schietto, rock tramutato in jazz, coetaneo a quello dei primissimi Weather Report o dei Return to Forever. Dei tre album di questa “aurora cor- yelliana”, è forse il più interessante in retrospettiva, perché documenta un'epoca e un re- spiro creativo che, ascoltati a distanza di tempo, risultano incredibilmente freschi, pieni di idee. Alessandro Zanoli 41