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MICHA SCHELLHAAS DOUBLE TAKE (Micha Music) Disco d'esordio per Micha Schellhaas, chitarrista operante a Los Angeles ma di origi- ni - evidentemente tradite dal cognome - tedesche. Double Take (produzione indipen- dente, dicembre 2015) segue a due anni di distanza l'EP Wings of Fire. Trait d'union eccellente tra i due lavori è stato il conosciutissimo chitarrista e produttore Carl Ver- heyen, che troviamo nel disco in entrambe le vesti. Gli altri musicisti impegnati nel progetto sono Chad Wackerman (Frank Zappa - batteria), Dave Marotta (Manhattan Transfer - basso) e Jim Cox (Mark Knopfler - tastiere). Viste le personalità coinvolte e l'evidente impegno profuso da Verheyen nella promozione del disco, era lecito aspettarsi una pubblicazione non meno che eccellente. Una volta inserito il CD nel lettore (ebbene sì, c'è ancora chi meritoriamente invia in redazione il caro vecchio supporto fisico) bastano poche note a non deludere le aspettative iniziali: il sound è brillante, in- dubbiamente di classe. Il playing di Micha è dinamico ed espressivo, virtuoso quando serve. I brani (che iTunes ci rivela essere schedati come “blues”) si muovono nel territorio di incrocio tra smooth jazz, blues e rock non aggressivo. I suoni sono clean o in leggero overdrive, spesso di impronta evidentemente (e “sfer- ragliantemente”) Strato. I primi nomi che si affacciano alla mente sono Larry Carlton, Robben Ford, lo stes- so Verheyen. Ottima musica insomma, che certamente incontrerà l'apprezzamento degli amanti del genere. Per chi cerca innovazione e originalità meglio invece volgere lo sguardo altrove. Pierluigi Bontempi DREAM THEATER THE ASTONISHING (Roadrunner) “In un futuro lontano e distante oltre le pagine del nostro tempo...” Con questa parole la voce narrante ci introduce all'ultimo concept album dei Dream Theater, un doppio in cui le acrobazie compositive e tecniche del- la band new-yorkese spaziano dal progressive metal a quasi tutti i gene- ri musicali: classica, gospel, marce militari, folk e tango, elementi presenti all'interno degli stes- si brani con cambi improvvisi di tempo, dinamica e agogica, annullando gli schemi strutturali della canzone, ad eccezione del singolo The Gift Of Music. Occorrono quindi molti ascolti per trovare un filo conduttore che leghi l'accompagnamento or- chestrale-corale, la band e gli otto personaggi del racconto futuristico nato dall'immaginazione di John Petrucci, autore anche di tutte le musiche insieme al tastierista Jordan Rudess e avva- lendosi della sapiente direzione d'orchestra di David Campbell. Band come Deep Purple e Metallica, e solisti come Yngwie Malmsteen e Steve Vai si sono cimen- tati nella collaborazione con le orchestre, ma questo lavoro si spinge oltre, collocandosi a tutti gli effetti come un'epica opera teatrale moderna con oltre due ore di musica divisa in due atti. Si può parlare di una nuova evoluzione del linguaggio musicale e chitarristico? Riccardo Turchi 55