immagine rappresentante un’intervista

PAUL GILBERT


Tratto da Axe 137, Aprile 2008
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Paul Gilbert

Gli anni ’80 sono stati gli anni dei guitar hero, un periodo in cui i mostri della seicorde spuntavano come funghi, anni in cui c’era sempre qualche nuova tecnica da esplorare e una canzone rock non era tale se non conteneva un solo di chitarra che facesse drizzare le orecchie e un chitarrista virtuoso che attirasse l’attenzione delle folle come un secondo front-man…

Poi vennero gli anni ’90, venne il grunge, nacquero delle band, nella zona di Seattle, che ebbero il merito di riportare l’attenzione sulla canzone, sulla band che pulsa come una sola persona, e vennero tempi duri per gli eroi della decade precedente: molti si persero per strada, altri si riciclarono cambiando spesso band e diventando “turnisti metal” di lusso (come Reb Beach, ex- Winger, poi con Alice Cooper e Whitesnake) o sfruttando doti extra-chitarristiche (Richie Kotzen, cantante eccellente); pochi passarono (quasi) indenni attraverso gli anni ‘90 e lo fecero grazie a un’invidiabile coerenza (Yngwie Malmsteen), a un’incredibile predisposizione al marketing e all’autopromozione (Steve Vai) o a una naturale attitudine “pop” nelle composizioni (Joe Satriani).

Paul Gilbert rappresenta da sempre un discorso a parte: ha militato in due delle band più famose del periodo (Racer X e Mr. Big), ma nella sua carriera ha fatto scelte contro corrente, abbandonando i Mr. Big per una carriera solista più da cantante che da chitarrista virtuoso, con una vena compositiva più rivolta al pop e al punk che non al rock e al metal… Poi, forse cedendo alle pressioni di fan e casa discografica, due anni fa è arrivato il primo disco solista completamente strumentale, Get Out Of My Yard, lungamente atteso dai chitarristi di tutto il mondo; un lavoro ottimo e ricco di influenze inusuali in un prodotto strumentale. Il 2008 è l’anno della svolta: Silence Followed By A Deafening Roar si rivela maturo, completo e… Ferocemente shred!

Paul Gilbert

Cominciamo col farti i complimenti di Axe: Silence Followed By A Deafening Roar è davvero un gran bel disco, una delle migliori release rock strumentali degli ultimi anni, anche meglio del tuo primo strumentale [Get Out Of My Yard, v. Axe n. 118]. Sentiamo di poter osservare che, oltre alla solita tecnica incredibile, metti in mostra un senso melodico eccellente… Come hai lavorato a questo disco?Be’, diciamo che lavorare a un disco completamente strumentale è stimolante, mi permette di concentrarmi nuovamente molto sulla chitarra. Nei dischi cantati mi capita di passare molto tempo a scrivere testi e a… cantare, appunto, mentre negli ultimi due CD sono riuscito a concentrarmi di più sul mio playing, che è sempre intenso e veloce, ma è diventato anche, probabilmente, melodico ed emotivamente intenso più che mai…

Il disco ha un grande impatto, live, mai “sovraprodotto”...Questo risultato sonoro è dovuto al fatto che in fase compositiva penso molto a come, in seguito, potrò suonare i brani dal vivo. Quindi cerco di mantenere gli arrangiamenti piuttosto semplici. Inoltre penso che, avendo sonorità dirette e immediate, senza troppi effetti e sovraincisioni, il sound generale si mantenga più chiaro... Quello che voglio veramente ottenere è un gran suono di chitarra rock!

Vediamo qualche dettaglio: brani come la title-track hanno atmosfere che potrebbero ricordare il progressive rock, a causa del frequente utilizzo di tempi dispari…In effetti Silence Followed By A Deafening Roar ha qualche cambio di tempo, elemento tipico della musica progressive, ma non li metterei troppo al centro dell’attenzione: in definitiva volevo solamente scrivere delle belle melodie vestite da potenti riff metal!

Eudaimonia Overture, invece, comincia, dopo una terrificante intro in tapping, come un brano alla Mr. Big, per poi subire imprevedibili sviluppi neoclassici: come nasce il brano? E l’intro? È suonata con una delle tue famose chitarre con accordature alternative?Eudaimonia Overture è suonata con una chitarra in accordatura standard. No, aspetta... Ora che ci penso, c’è una chitarra in drop D [6ª in re; ndr] verso la fine, che utilizzo per i power-chord nella parte-Bach… È un arrangiamento interessante, in effetti; ho continuato a scrivere parti e sviluppare il brano senza mai ripetermi… Oggi riesco a scrivere molto velocemente, anche se il brano ha uno sviluppo inusuale!

I Cannot Tell A Lie è una ballad stupenda, in cui, oltre alla tecnica eccezionale, metti in mostra un fraseggio melodico molto coinvolgente, a tratti con echi del miglior Brian May: ti ha mai influenzato il grande chitarrista dei Queen?Capisco a cosa ti riferisci, parli di un certo modo di interpretare le melodie in tonalità maggiore... Ma, se devo parlarti delle mie influenze per questo stile, non posso non citare Neal Schon con i Journey, un chitarrista davvero incredibile! Poi, aggiungerei anche Joe Satriani, soprattutto dopo averci suonato insieme nell’ultimo tour G3: un altro grandissimo… fraseggiatore!

La Suite Modale è un altro brano di musica classica molto bello: come mai questa scelta?Adoro Ernest Bloch, e realizzare una mia versione di quel brano era un sogno che avevo nel cassetto da molto tempo… Oltretutto suonare quella parte è stata una bella sfida!

E il suono “flautato”? L’hai ottenuto con un sistema tipo Sustainer?In effetti ho usato qualcosa di simile: una vecchia [chitarra] Fernandes equipaggiata proprio con quel sistema.

The Gargoyle è invece un brano molto Racer X, come intenzione: progetti con la band?Sì, è un brano che va chiaramente in quella direzione, ed è uno di quei brani che i fan si aspettano di trovare in un mio disco. È molto divertente da suonare. Riguardo ai Racer X, per il momento non c’è nulla in cantiere; in futuro, chissà…

E dal punto di vista della strumentazione? È cambiato qualcosa nel tuo setup?Oh, sì. Per l’ultimo tour e questo CD sono passato agli amplificatori Marshall ed è stato un po’ come… tornare a casa! Li usavo quand’ero ragazzino e li ho usati sui primi due dischi dei Racer X: è una sensazione bellissima! I miei modelli preferiti, attualmente, sono quelli della serie Vintage/ Modern, che trovo particolarmente funzionali se accoppiati a un pedale Fulltone Soul-Bender!

Ti vedremo dal vivo in Europa a breve?Ci sarò in maggio, per un tour del Regno Unito con Joe Satriani; ma spero di riuscire a concretizzare anche un tour europeo come headliner! Ci vediamo presto e grazie di aver ascoltato il mio nuovo disco!

Marco Cardona

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