Cover Jim Hall/Bill Frisell - Hemispheres

Jim Hall/Bill Frisell

Hemispheres

ArtistShare

Tratto da Axe 141, Marzo 2009
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ArtistShare (www.artistshare.com) è un’interessante realtà nel panorama discografico, il cui proposito è quello di realizzare progetti musicali finanziati dall’apporto degli appassionati, che possono partecipare con contributi di entità variabile, ottenendo in cambio beni e… onorificenze proporzionali all’impegno economico: si va così dal produttore esecutivo ($ 12.500, per il disco di cui ci occupiamo) fino al bronze participant ($ 195); ovviamente, è anche possibile acquistare semplicemente il disco, sia in CD che via download di MP3 in alta qualità (320 bps).

Il doppio CD Hemispheres è uno dei frutti di questa nobile impresa e nasce con il proposito di riunire il maestro Jim Hall a uno dei suoi migliori allievi, Bill Frisell. È un piano che riecheggia, nei propositi, l’ottimo Jim Hall & Pat Metheny del 1999, con la differenza che Jim & Bill, oltre a proporre tracce in duo (CD 1), suonano anche in compagnia di Scott Colley al contrabbasso e Joey Baron alla batteria (CD 2).

Non è la prima volta che i due chitarristi uniscono le proprie forze: li ricordiamo in concerto in duo a Umbria Jazz nell’estate del ’95, per esempio e, nello stesso anno, Frisell ha partecipato al disco di Jim Dialogues.

Considerando il temperamento musicale dei due capiscuola, Hemispheres non poteva che essere un lavoro incentrato sull’ascolto reciproco, sull’interplay contrappuntistico - angolare e sulla ricerca di preziosità intimistiche, mentre non c’è spazio per virtuosismi di marca muscolare né, specialmente da parte di Jim Hall, per l’appeal meramente timbrico.

C’è posto invece per l’umorismo un po’sornione e affettuoso, espresso con particolare proprietà nelle composizioni di Frisell come la bluesy-retró Monica Jane oppure in Owed To Freddie Green, scritta da Hall e dedicata all’indimenticato maestro dell’accompagnamento in quattro. E, considerando le esperienze avanguardistiche di Hall e l’amore di Frisell per i loop e i cluster, non possono mancare brani di pura ricerca timbrica. È il caso di tracce come Migration, dove i due, a botte di looper (Bill) e Whammy Pedal (Jim) creano soundscapes da fare invidia a Björk!

Ci sono anche standard, come I’ll Remember April o In A Sentimental Mood, che, a seconda dei casi, vengono swingati con leggerezza oppure “decostruiti” e investigati nei pertugi più nascosti, con un percorso di schiva ricerca intellettuale che, a tratti, potrebbe anche indispettire quelli che nel jazz amano più l’upbeat che non i labirinti cerebrali. Nonostante questa tendenza “di testa”, il lavoro è pregevole e interessante, e piacerà senz’altro ai fan dei due chitarristi; per gli altri, l’ascolto approfondito è necessario per introdursi, fra un emisfero e l’altro, in un mondo musicale non sempre facile da esplorare.

Maurizio Parri


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