Cover di Out Standing in their Field, Steve Morse Band

Steve Morse Band

Out Standing in their Field

Ear Music 2009

Tratto da Axe 150, Febbraio 2010
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Ecco il nuovo album a nome della band di Steve Morse, che dal 1990 vede in formazione, oltre al monumentale cinquantacinquenne chitarrista di Hamilton (Ohio), due suoi compagni di vecchia data: il batterista Van Romaine e il bassista Dave LaRue, fedele socio ormai da lungo tempo anche con i Dixie Dregs.

Dopo aver esitato qualche secondo (per timore reverenziale) prendiamo coraggio e inseriamo il CD nel lettore pregustando il suono sontuoso e l’indiscutibile tecnica del chitarrista che ormai è riconosciuta come una delle principali cause di… crisi esistenziale tra gli aspiranti chitarristi di tutto il globo.

Pochi attimi per capire che Steve non si smentisce e non ci delude: la prima traccia, Name Dropping, parte decisamente a cannone con un riff cattivo e martellante in pieno stile John 5, prima di continuare col fraseggio infinito del chitarrista, impegnato in un solo splendidamente intrecciato al lavoro sottobanco del basso, che sembra, in questo pezzo come in tutto il CD, trovare sempre il giusto tempo e l’impeccabile gusto per accompagnare o duettare con la Music Man di Mister Morse.

Dopo un inizio ultra rock, i giri scendono leggermente per lasciar spazio alla oziosa Here And Now And Then; l’attenzione cala leggermente, ma veniamo subito violentemente ripresi per i capelli dal portentoso trio che si cimenta in un flash country di prim’ordine (John Deere Letter): il batterista fa il lavoro tipico del genere mentre i due si divertono a salire a turno sul… toro meccanico per scambiarsi soli al fulmicotone.

Incredibile perché oltre a padroneggiare magistralmente tutte le tecniche possibili, il suono del chitarrista è sempre riconoscibile e caratteristico sia che si cimenti nello shred più distorto che nel classico chicken’ pickin’ ultratwangy. Il fraseggio poi, pur scivolando via velocissimo, è ritmicamente incisivo grazie a espedienti metrici (come l’uso frequente di terzine) o tecnici (come l’intelligente ricorso al palm muting).

Anche la successiva More To The Point è davvero rimarchevole e apprezziamo il lavoro del batterista che accompagna con grande varietà ogni sezione del pezzo, l’adrenalina è davvero a mille.

Ogni minuto di Out Standing In Their Field ci ricorda ancora che chitarrista immenso e poliedrico è Steve Morse; tuttavia l’opera non si fa apprezzare pienamente da un punto di vista prettamente compositivo a causa di diverse tracce dalla melodia decisamente deboluccia, che decollano esclusivamente con i soli del chitarrista o durante i riff più ritmici. Esempio lampante è la sfaccettata Time Junction che alterna ritmiche rock davvero spinte (e il solito rimarchevole solo del chitarrista) a temi rock melodici poco interessanti, decisamente MTV-oriented .

Un punto di assoluto merito è invece la straordinaria e perfetta intesa tra Steve e LaRue che si rincorrono, si alternano, si doppiano e si coprono per tutta la durata del CD. L’ultima traccia ne è una solida riprova: Baroque’n Dreams è un pezzo di carattere barocco eseguito con basso e chitarra classica; per quanto inusuale e spiazzante ci dà proprio l’idea di questi due grandi artisti che si muovono in armonia come fanno le mani di un pianista.

Luca Ferrara


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