To view this page ensure that Adobe Flash Player version 11.1.0 or greater is installed.

tori si riferisce alla sua esperienza di musicista. Ne- gli Anni ‘80 infatti aveva iniziato una carriera in Ita- lia, suonando tra con Franco D’Andrea, Paolo Pel- legatti, Luigi Bonafede e molti altri jazzisti della pe- nisola. Dopo qualche anno di onorato servizio, pe- rò, il richiamo dell’elettronica è stato più forte. La nostra chiacchierata inizia proprio da questo ap- parente contrasto. L’idea di mettere in piedi un’azienda di elet- tronica legata alla musica è venuta all’inge- gnere o al musicista? Al musicista! Come tante volte succede, uno ha bisogno di qualcosa che non esiste: gli si pone il problema e comincia a cercare di risolverlo. Con- sideri che i contrabbassisti sono sempre stati un po’ dei bricoleur... Non è un caso che la nostra azienda concorrente più grande, in America, è na- ta dal lavoro di un contrabbassista, il famosissimo Mark Levinson. Dai problemi di un contrabbassista quindi è nata un’attività industriale... Diciamo che in generale la mia vocazione è il mi- glioramento nella ripresa del suono di strumenti acustici. Un bravo contrabbassista deve avere un suo suono. Nel tempo in cui lui ha fatto due no- te, un sassofonista ne ha già fatte 48: con que- ste due note, quindi, il bassista deve potere espri- mere qualcosa. Il suono deve essere profondo, complesso, deve contenere percussività, modu- lazione, ecc. Deve dunque essere amplificato in modo corretto: se è un po’ troppo gommoso, se è troppo finto, dà fastidio. Allora adesso ci sveli il segreto delle sue con- clusioni... Non c’è nessun segreto... La prima cosa che vo- levo fare era inventare un microfono veramente adatto al contrabbasso. Occorre dire che tutti i pic- kup in quel periodo erano basati sul principio pie- zoelettrico, ceramico. Elementi legati a sali di me- talli, sali di bario, ecc., che, quando vengono mes- si in vibrazione, creano un leggero voltaggio. È un sistema poco costoso, ma il suono è molto pic- colo, poco naturale. Un giorno, di mattina pre- stissimo, mi sono alzato con un’intuizione e mi so- Uno dei molti prototipi che si trovano sparsi nel laboratorio: un cu- rioso pickup a bobina singola per ogni corda. Le linee di montaggio, con assemblaggio rigo- rosamente manuale. no messo a lavora- re a un prototipo... Era una cosa rudi- mentale, ronzava, però ho capito im- mediatamente che era un altro suono. Nelle fasi di test i com- Era la base per un microfono a ponenti vengono verifi- condensatore, molto più legge- cati manualmente. ro degli elementi piezoelettrici, che segue più facilmente la vibrazione dello stru- mento acustico. Il resto del segreto sono 30 an- ni (nel 2016) di lavoro per perfezionare il sistema, ogni giorno. E quando ha deciso di passare agli amplifi- catori? Questo desiderio è nato dalla spinta di altri, anche se in quel momento non c’era niente sul merca- to che a me avrebbe dato soddisfazione. Ho pro- vato diverse cose, alcune non sembravano male: dopo aver messo insieme situazione sul mercato e necessità dei nostri clienti, abbiamo stretto una collaborazione con una ditta che produce amplifi- catori. A noi interessava la parte di falegnameria e hardware, che sarebbe troppo costoso produr- re in Svizzera. La ditta si chiama SR ed è nelle Marche, in una regione in cui esiste il know-how 39