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che altri pedali come il Maxon SD9 o uno Xotic RC Booster. Ho anche un AnalogMan Sun Face per i suoni fuzz più estremi. A vol- te uso un pedale chorus su certe parti, ma nella maggior parte dei casi non amo regi- strare con effetti inseriti. mo. Era il tipo di band che preferivo dal pun- to di vista stilistico. Fossi entrato in un al- tro gruppo, con un materiale e uno stile non così vicini al mio, sarebbe stato molto più complicato. Registrammo subito You Are Here [SPV, 2004]. Per le registrazioni di Aerial Visions hai utiliz- zato anche suoni profilati? No, solo ampli normali. Non ho grossa espe- rienza in merito, quindi non posso com- mentare con cognizione di causa. Limitan- domi ai test effettuati, non ho mai avuto l’im- pressione che suonassero come gli amplifi- catori simulati, ma ce ne sono di nuovi che non ho mai provato e che sembrano riscuo- tere responsi positivi. Aldilà dei miei giudi- zi, comunque, vedo sempre positivamente l’avere più opzioni quando crei musica. Ti senti nervoso o entusiasta quando suoni i gran- di successi degli UFO? Come per tutte le canzoni, dipende dall’i- spirazione e dallo stato d’animo in quel pre- ciso momento. A volte suoni e tutto ti esce facile, a volte devi combattere per ottenere lo stesso risultato. Conta parecchio pure la forma fisica, fattore piuttosto variabile in re- lazione ai ritmi di un tour. La stanchezza può facilmente togliere “magia”... Sei al dodicesimo anno di militanza con i cele- berrimi e sempre verdi UFO. Raccontaci del tuo ingresso nel gruppo. Venni a sapere che stavano cercando un chi- tarrista e inviai un po’ di materiale a Phil [Mogg, cantante e leader del gruppo]. Misi insieme undici dei miei brani, tratti da dif- ferenti dischi. Una decina di giorni dopo ri- cevetti una chiamata, con cui mi comunica- vano di gradire molto il mio stile e di aver- mi scelto come nuovo chitarrista. Quale fu la prima reazione pensando di dover sostituire un’autentica icona rock quale Michael Schencker? Non ci pensai troppo, perché la vera sensa- zione che avevo era un’altra: quella di es- sere entrato in uno dei gruppi che più mi pia- cevano e questo mi gasava da pazzi. Mi sen- tivo completamente a mio agio con il loro materiale, in quanto lo conoscevo benissi-