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A qualche anno dalla sua “teutonica” fatica Unheimlich (che lo fece scoprire alle pagine di Axe nel 2011), Gianluca Ferro ritorna con il nuovo lavoro A Hole in the Ocean (Alien Music), uscito il 20 ottobre. Un buco nell’oceano, un oceano di note, di belle note che rappresentano la summa di visioni astratte, contaminazioni elettroniche, matematico-geometriche, fisica e metafisica, lo studio di compositori esploratori (sue parole) di mistero e d’ignoto. Il buco si richiude, riempito da miliardi di molecole d’acqua salata che seguono correnti secolari all’interno di un sistema molto, infinitamente molto più grande dell’essere umano, qui artista, musicista, chitarrista, che ad esso si rapporta con la sua aggressiva fragilità, la impetuosa sensibilità, la disordinata strutturazione, la tristissima allegria e la encomiabile, perpetua ricerca e fatica di tradurre tutto questo in musica, affiancato da un angelo biondo abile come Atlante nel sorreggere cotanto globo, sorridendo.