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Mary Halvorson ha compiuto da pochissimo i 40 anni, festeggiati in un concerto in streaming con due collaboratori di lunga data, Michael Formanek e Thomas Fujiwara. Il suo anniversario coincide con un evento memorabile: di recente si e’ imposta nel poll istituito dalla rivista “Downbeat” come migliore chitarrista del 2020. E’ in assoluto la prima volta che un'artista donna si impone in questa classifica, relegando nelle posizioni di rincalzo i ricorrenti Frisell, Cline, Lage, Metheny & Co. Tra le molte formazioni che la vedono oggi attiva sulle scene (Covid permettendo) c'e’ il suo progetto Code Girl, di cui fanno parte Amirtha Kidambi (voce), Maria Grand (sassofono e voce), Adam O’Farrill (tromba; in precedenza Ambrose Akinmusire), Michael Formanek (bass) e Tomas Fujiwara (batteria). Mary Halvorson e’, nella figura e nel modo di presentarsi, tutt'altro che una star, ma la sua personalita’ musicale negli ultimi anni si afferma sulla scena mondiale per intelligenza, preparazione e grinta. Halvorson sembra aver integrato gli stili e le inflessioni musicali degli ultimi 30 anni, un patrimonio di competenze che restituisce in una visione musicale tutt'altro che scontata e incline al compromesso. La sua e’, in effetti, una musica dalle grandi ambizioni, opera di una delle compositrici moderne piu’ affascinanti ma anche meno sensibile ai cliche’. La sua missione sembra essere quella di sorprendere il pubblico, senza concessioni al gusto o alle mode, con un prodotto raffinatissimo, articolato, imprendibile. E la complessita’ non viene dal ricorso a forme di improvvisazione esasperata, ma piuttosto da una elaborazione approfondita delle partiture, rigorosissime e implacabili. Come e’ sempre successo per i grandi maestri, e’ chi ascolta la Halvorson a dover fare un passo avanti, per incontrare e avvicinarsi al suo pensiero musicale.