immagine rappresentante un chitarrista

MARSHALL JTM1C E JTM1H 50TH SNNIVERSARY


Tratto da Axe 171, Marzo 2012
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Marshall JTM1C e JTM1H 50th Anniversary

Nel 1942 James Marshall ha 14 anni e i suoi primi contatti con la musica, inizialmente come cantante, poi come batterista. Date le restrizioni dovute alla guerra, manca la benzina, per cui James porta la batteria su un carrello dietro la bicicletta.

Nel giro di due anni diventa un buon batterista e inizia a insegnare ad altri ragazzi, fra cui “tale” Mitch Mitchell che entrerà nel gruppo di Jimi Hendrix. Fra concerti e lezioni, James guadagna abbastanza da investire in un locale da adibire a negozio e laboratorio per la costruzione di casse per impianti voce e amplificatori da basso. Dalla vendita di batterie, prevalentemente ai suoi allievi, passa presto ad altri strumenti, come bassi, chitarre e, ovviamente, amplificatori.

Nel 1962 assume come aiuto Ken Bran, un giovane ingegnere, che lo spinge ad assecondare le richieste di musicisti come Jim Sullivan e Pete Townshend e costruire amplificatori più aggressivi dei Fender importati. Nasce il primo prototipo, basato sul Fender Bassman, il modello che si avvicina di più alle sonorità desiderate, ma realizzato volutamente con una voce più incline alla saturazione.

Nasce il mito Marshall, spinto da gruppi come Who e Free; nel 1965 Eric Clapton compra un combo JTM 45 2x12” per suonare con John Mayall e da allora Gibson Les Paul e ampli Marshall diventano l’equipaggiamento “d’obbligo” per ogni chitarrista rock che si rispetti. Concetto che lo stesso Eric ribadisce con i Cream, ma allargando il campo: non solo Les Paul, ma anche SG, ES-335 o Firebird, purché l’abbinamento sia Gibson-Marshall. Nel frattempo James Marshall Hendrix prova che anche usando una Fender Stratocaster l’amplificatore canta in stile rock, cosa che Ritchie Blackmore conferma.

Quando 1W è troppo

Il marchio inglese quest’anno ha deciso di celebrare il 50° anniversario dell’inizio dell’avventura con un’edizione limitata di piccoli amplificatori dedicati ognuno a un decennio, ogni modello sfornato con scadenza di circa un mese nel 2012.
Riceviamo così il primo della serie, il JTM1, in versione combo e testata. È dedicato al primo decennio, quegli Anni Sessanta in cui tutto iniziò.

Il combo è equipaggiato con lo stesso altoparlante da Celestion G10F-15 da 10” e 15 Watt usato sul Class 5, ma ci sono, come sulla testata, anche prese per una cassa esterna da 8 o 16 Ohm. La potenza dichiarata è di 1 Watt, ottenuta utilizzando come finale una valvola ECC82 (12AU7), mentre la sezione preamplificatore è composta da due classiche ECC83 (12AX7). [Stranamente su alcuni siti Internet si trova scritto che il cono è da 8” e talvolta le nomenclature delle valvole pre e finali sono invertite; ndr].

I controlli sono spartani, volume e tono, ma il circuito è calibrato per ottenere, nonostante le piccole dimensioni, un timbro ispirato ai JTM 45 dell’epoca, con una decisa enfasi sui bassi per riprodurre il punch caratteristico di quelle prime versioni. Il cablaggio interno è effettuato con componenti industriali di qualità media, ma con resistenze al’1% dove più conta la qualità ovvero sul percorso del segnale, con montaggio manuale. Presente anche un pulsante che riduce a circa la metà la potenza, fantastico per chi voglia spingere il gioiellino in saturazione senza allarmare il vicinato! Sembrerebbe un’esagerazione, con una potenza così bassa, ma la verità è che questo piccolo Marshall urla davvero.

Bluesbreakers? Cream? Hendrix?

Tutte le sonorità classiche sono riprodotte con realismo a livelli sonori che rimangono gestibili in una tipica situazione condominiale in orari nei quali sia consentito fare un poco di “chiasso”.

Un solo controllo di tono può sembrare limitativo, ma il JTM1 non pretende di offrire una straordinaria versatilità, né di riprodurre tutte le sfumature possibili con i modelli cui si ispira, ma di rappresentare il timbro base, un suono talmente tipico da non avere bisogno di particolari descrizioni, cosa che fa bene, con tutta la dinamica che occorre (basta ridurre il volume sulla chitarra per passare da un suono saturo e pieno di grinta a un suono pulito molto caldo e violoncellistico).

Collegando la minuta testata a una cassa con un cono da 12”, il livello sonoro diventa... preoccupante, con gli estremi banda ancora più in evidenza e l’impressione di una dimensione sonora davvero da stack… A proposito, l’abbiamo anche collegata alla 4x12” redazionale, ottenendo un risultato... impressionante!

Esteticamente anche il logo riproduce quello usato negli Anni Sessanta e tutto rende questi due piccoli ampli semplicemente deliziosi, tali da non sfigurare in un salotto, ma con dimensioni abbastanza ridotte da essere facilmente collocati ovunque, anche in camera da letto. Ma, attenzione: una volta accesi possono causare seri mal di testa a chi non ami particolarmente il rock e a esagerare con il volume si rischia comunque di avere problemi con i condomini (è facile farsi prendere dall’entusiasmo…).

Quanto alla qualità del suono è sorprendente, tale da rendere il JTM1 altamente consigliabile a chi abbia un piccolo studio di registrazione casalingo: basta collocare uno Shure SM57 davanti all’altoparlante e non c’è simulazione, per quanto accurata, che tenga; la “modesta” ECC82 fa un ottimo lavoro nell’imitare la voce delle EL34 a livelli sonori casalinghi (a patto che si abbiano vicini comprensivi…). L’unica cosa che manca è la possibilità di sollecitare a sufficienza l’altoparlante perché contribuisca con la propria dose di saturazione, ma non si possono pretendere miracoli, la fisica ha le sue leggi e occorre prenderne atto; tra l’altro, così gli si assicura una maggiore longevità.

Occorre più versatilità? Basta collegare una buona unità di riverbero, qualche pedale e ogni sonorità richiesta in campo rock e non solo diventa accessibile per registrazioni di ottima qualità.

C’è anche un altro problema: se questa è la qualità infusa in questi modelli commemorativi, come si fa a resistere alla tentazione di collezionare l’intera serie (sono previsti 900 esemplari per tipo)? Ma ci si può fare uno scherzo simile in un anno di recessione?

Mario Milan