Cover di The Girl In The Other Room, Diana Krall

Diana Krall

The Girl In The Other Room

Verve 2004

Tratto da Axe 90, Luglio/Agosto 2004
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Diciamolo subito: Diana Krall è molto bella. Bene, tolto il dente, possiamo passare al lato artistico della questione. A differenza dei dischi precedenti, dove la ragazzona presentava un repertorio di ottimo, puro entertainment, qui la nostra bionda signora si è chiusa nella stanza accanto, si è rimboccata le maniche e ha scritto di suo pugno sei brani originali, ai quali ha affiancato sei canzoni di altri artisti. La produzione dell'album è curata insieme a una vecchia volpe di nome Tommy LiPuma: belle canzoni, suoni perfetti, equilibrio tra parti arrangiate e improvvisazioni.

Alla bionda cantante e pianista si sono affiancati per il progetto il chitarrista Anthony Wilson, i contrabbassisti Christian McBride e John Clayton, i batteristi Peter Erskine, Jeff Hamilton e Terri Lynne Carrington .

Si parte con Stop This World, traccia bluesy firmata da Mose Allison. Si prosegue con l'ottima title track, scritta dalla Krall a quattro mani con il neomarito Elvis Costello: un brano pieno di spunti e di sviluppi, in cui il chitarrista Anthony Wilson tira fuori un timbro a metà tra Marc Ribot e Bill Frisell; ma è con la successiva Temptation di Tom Waits, che il nostro sfodera un solo da incantatore di serpenti su un incastro ritmico quasi da rumba. Da notare l'accompagnamento essenziale a base di triadi, note stoppate e piccoli contrappunti, pieno di micro-variazioni che rendono efficace il semplice tessuto armonico; c'è anche posto per un ospite: Neil Larson all'Hammond B3. La ballad di Costello Almost Blue, già interpretata da Chet Baker, è forse il brano più scontato dell'album dal punto di vista dell'arrangiamento. In I've Changed My Address degni di nota i contrappunti e gli obbligati a supporto della voce. Love Me Like A Man dà l'opportunità al chitarrista di mostrare gli artigli: un solo tirato con il giusto respiro ed escursioni da consumato bopper. Strepitosa la coda, arrangiata dal combo strizzando l'occhio alla big band di Count Basie, con Wilson che si lancia fra l'altro in ottave a profusione, in perfetto stile Wes. La ballad I'm Pulling Through riprende un po' la scia mainstream dei dischi precedenti.

La Krall appare a suo agio nell'interpretazione di Black Crow, omaggio alla conterranea Joni Mitchell. Il chitarrista non è da meno e sta al gioco, vestendo il ruolo (e, secondo indiscrezioni anche... la maglietta!) del chitarrista di Lee's Summit. Narrow Daylight è il guanto della sfida raffinatamente gettato a Norah Jones: da manuale il solo di chitarra acustica, registrata con un suono vero. Abandoned Masquerade potrebbe diventare uno standard per cantanti. L'influenza di Joni Mitchell torna a farsi sentire nell'originale I'm Coming Through, dove Wilson si abbandona di buon grado a echi methenyani. Malinconica e riflessiva, la ballad Departure Bay chiude l'album con delicate assolvenze chitarristiche. Da segnalare che in alcune versioni destinate al mercato estero possiamo trovare una o addirittura due bonus track: la prima con un brano eseguito da piano e voce, la seconda con un'infuocata jam.

Chi è solito bollare la Krall come poco più di una patinata esecutrice di standard rimarrà sorpreso: siamo di fronte a un'artista capace di scrivere bene e di rendere propri i brani altrui, andando oltre la sterile rilettura.
In questo disco, in bilico tra jazz e canzone d'autore, convivono una matura compositrice, una seducente cantante, una raffinata pianista e una brillante band leader: la signora Costello.

Simone Salvatore


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