Cover di Master Of The Moon, Ronnie James Dio

Ronnie James Dio

Master Of The Moon

Sanctuary Records 2004

Tratto da Axe 95, Gennaio 2005
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Se c'è una cosa che ha sempre contraddistinto Ronnie James Dio, questa è certamente la coerenza musicale, il continuare imperterrito, nonostante le mode e i cambiamenti, per la sua strada.

Ronnie fa il suo esordio con gli ELF nei primi anni '70, quindi si unisce a Richie Blackmore per formare i Rainbow con i quali registra cinque album. Successivamente lascia la band per unirsi ai Black Sabbath, con i quali incide tre album (due in studio e un live). È per portare avanti un proprio progetto che il cantante lascia i Sabbath e forma il gruppo che raggiungerà il grande successo con storici album quali Holy Diver, The Last In Line e Sacred Heart. Oggi, dopo ben undici album, the voice torna con un nuovo lavoro: Master Of The Moon.

La formula è la solita di sempre: heavy metal classico, eseguito con l'energia e la classe di sempre. La band, ovviamente, non è quella degli esordi, ma vede nomi noti per gli amanti del genere: Graig Goldy (ex-Giuffria) alle chitarre, Rudy Sarzo (ex-Ozzy, ex-Whitesnake, ecc.) al basso, Simon Wright (ex-AC/DC, ex-UFO) alla batteria e Scott Warren (ex-Keel) alle tastiere.

Il CD inizia con la bella One More From The Road, la voce di Ronnie è potente come sempre, per nulla scalfita dal tempo. Mah, sarà il nome... A seguire, la title track conferma l'impressione positiva: la voce e la ricercata melodia sono in bella evidenza in questo brano che contiene anche alcune interessanti soluzioni armoniche. The End Of The World parte con un riff quasi preso in prestito da un noto brano degli AC/DC, ma poi evolve diversamente: comunque non è la mia preferita. Con la successiva Shivers le cose si riaggiustano e il riffone con la potente voce di Ronnie ci accompagnano negli epici territori personali del vocalist. A proposito di atmosfere epiche, The Man Who Would Be King (il titolo la dice lunga), con il suo trascinato ritmo e alcune belle soluzioni di accordi, lascia il segno: la voce, ovviamente, è anche qui protagonista assoluta!

Nel complesso un buon album, specialmente nella prima metà: non aggiunge niente di nuovo alla carriera del vocalist, ma conferma la qualità e la coerenza musicale che lo hanno sempre caratterizzato. Il lavoro di Graig alla chitarra è ottimo, sempre di gusto e mai sopra le righe; lo stesso vale per gli altri musicisti!

Fabio Cerrone


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