Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

Abbiamo incontrato Corrado Rustici virtualmente (vive a San Francisco) in occasione dell’uscita del disco solista Aham, che racchiude sei anni di lavoro e ricerca. Come il musicista e produttore napoletano ci rivelò nell’intervista del 2013, quando ancora Aham era in fase di elaborazione, l’idea alla base dell’album è stata utilizzare solo la chitarra per generare ogni singolo suono, portando grazie alla ricercatezza esecutiva e alle competenze tecniche le tradizionali sei corde a suonare come archi, fiati e strumenti percussivi. Un tentativo, assolutamente riuscito, di slegarsi da quello stato di trance che secondo Rustici vede i chitarristi moderni riproporre da decenni lo stesso stereotipo, quello nato nell’ambito del blues e del rock, che tanto lustro ha donato alla chitarra, ma che l’ha poi imprigionata in un eterno ritorno ai medesimi suoni, ruoli e stilemi.

Corrado, partiamo dal titolo, Aham, cosa significa? È sanscrito, significa “io sono”. Mi sono piaciuti il suono e la semplicità della parola, oltre certamente al significato. L’unica cosa che so essere reale, che non cambia, è che io sono; tutto il resto viene dopo, dipende da dove nasciamo e viviamo, dalle nostre esperienze. Alla base di ognuno di noi c’è innanzitutto questa nostra esistenza...