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Steve Cardenas è un chitarrista originario di Kansas City. Trasferitosi a New York negli Anni ’90, è presente in decine di dischi e progetti jazz, avendo collaborato con Ben Allison (vedi Axe n. 218), Steve Swallow, John Patitucci, Mark Isham, Jim Campilongo, Eliane Elias, Tom Coster e molti altri. È stato membro della Liberation Music Orchestra nell’ultima edizione condotta da Charlie Haden e Carla Bley, per lungo tempo chitarrista dell’Electric Bebop Band (in seguito Octet) di Paul Motian e del gruppo di Joey Byron. Proprio la sua militanza di 10 anni con Haden e 14 con Motian ha portato all’ideazione di questo suo quinto lavoro solista, Charlie & Paul per la Newvelle Records, etichetta “in abbonamento” specializzata in musica jazz su vinile. Provengono da esperienze con Haden e/o Motian anche gli altri tre musicisti presenti sul disco: Loren Stillman (sax contralto, Motian/Haden), Thomas Morgan (basso, Motian) e Matt Wilson (batteria, Haden). Charlie & Paul è un disco intenso e sofisticato, imperniato sull’alternanza tra ispirazione melodica di Haden (La Pasionaria, For Turiya, In the Moment, Pocket Full of Cherry) e gli impulsi bop di Motian (Prairie Avenue Cowboy, Riff Raff, Asia, Kalypso, Tangram), il tutto permeato da un’atmosfera di rarefazione avanguardistica su cui si libra il fraseggio del sax di Stillman. Da par loro, Morgan e Wilson affrontano egregiamente la sfida diretta con gli ispiratori insita nel progetto. Maturo, moderno e lirico il solismo di Cardenas, cardine armonico e progettuale di Charlie & Paul. Come usuale per le produzioni Newvelle, il disco offre un artwork di classe, tra grafica (Maciej Markowicz) e testo (Ingrid Astier).

Axe è un magazine per chitarristi, quindi devo chiederti qualcosa sulle chitarre che hai usato in questo disco... La mia chitarra principale è una Gibson ES-335 re-issue del 1982, il primo periodo di produzione di riedizioni. Ha i pickup Tim Shaw originali, che continuano a piacermi molto. Queste re-issue hanno molte delle qualità delle ES-335 fine Anni ’50 e primi Anni ’60, ma non sono repliche nel senso stretto, hanno una loro personalità. Penso che siano chitarre in quanto tali, in opposizione al pensiero che quelle “vecchie” siano eccezionali e quelle “nuove” non lo siano. Questa non solo è una generalizzazione, ma secondo me è anche una falsità. Ho suonato un mucchio di chitarre vintage che non erano niente di speciale, e alcune nuove che suonavano bene come nessun’altra da me provata...