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Permettetemi un ricordo personale introduttivo: ho conosciuto Francesco Bruno quando militava in una delle più affascinanti band della fusion italiana, il gruppo di Tony Esposito. Era un vero dream team partenopeo: a metà degli Anni ‘70 aveva registrato alcuni album unici, bellissimi. Il ricordo, indimenticabile, è quello di aver prestato a Francesco la mia chitarra (una gloriosa, deludente Gibson Marauder) per un concerto. Gli strumenti del gruppo, in Svizzera per un tour, erano stati bloccati alla dogana di Chiasso. Con gli amici ci eravamo fatti in quattro per radunare basso, chitarra, tastiere, batteria e percussioni, e permettere ai nostri idoli di suonare. Naturalmente negli anni seguenti ho seguito l'evoluzione della carriera di Francesco Bruno, osservando con soddisfazione il ruolo fondamentale che aveva assunto nella band di Teresa De Sio. Ascoltando quelle bellissime canzoni non potevo non riconoscere lo “zampino” di Francesco, disegnatore di temi e melodie complesse, affascinanti e perfette. Uno dei nostri compositori più apprezzati fin dall'inizio degli Anni ‘80. Negli anni a seguire Francesco ha continuato la sua esplorazione del mondo fusion, peraltro con esperienze articolate e interessanti. La sua carriera è un approfondimento e una messa a punto sempre più rigorosa delle doti di compositore, oltre che di chitarrista raffinato e ispirato. Fino a giungere, con un grande salto in avanti, al suo ultimo album, Blue Sky Above the Dreamers, che ci permette di scoprire come Francesco Bruno abbia da tempo scelto un habitat musicale sempre più jazzistico, ancorato, nel tocco e nell'impianto strumentale, alla tradizione della chitarra jazz dei grandi maestri. Ma anche in questo mondo “ortodosso” Francesco non ha perso la sua intelligenza di compositore e la sua vena melodica originale. Caratteristiche che lo rendono un artista riconoscibile e allo stesso tempo estremamente complesso. Per comprendere meglio i meccanismi dell'album è sembrato fondamentale chiedere l'aiuto del suo compositore. Francesco Bruno oggi ha trovato fuori dai confini italiani un pubblico sensibile e disponibile all'oggettivo anti-conformismo della sua musica. Lontano dalle mode e dai cliché, con grande semplicità e rigore, ha semplicemente portato la sua musica agli estremi per complessità e misura, ma senza perdere in bellezza.

Axe: Sono incuriosito dal titolo del tuo nuovo disco, Blue Sky Above the Dreamers: poetico e intenso, sembra voler spiegare un modo di intendere l’espressione musicale…

F.B.: Il titolo dell’album - Il cielo blu sopra i sognatori - riflette sicuramente il mio mondo interiore. Per me, un musicista, o un artista in genere, è un essere umano che sogna un mondo nel quale possano convivere, come in una buona composizione, più elementi in armonia tra loro, fino al punto di farlo vivere anche attraverso la propria arte. Forse oggi i sognatori sono fuori moda, guardati con sufficienza, ma il pianeta ne ha un disperato bisogno. Sono tutti i sognatori che si battono in mille modi per cercare di trasformare una realtà grigia e priva di armonia in un cielo blu. Le nostre azioni, la nostra vita, come artisti e non, sono il cielo blu che dobbiamo continuare con coraggio a cercare di dipingere giorno dopo giorno. La musica è uno dei motori più potenti per far questo, capace di comunicare a tutti bellezza e armonia.