Carlo Pasceri

Il bending, ovvero l'"arte" di tirare una corda e di conseguenza variare l'intonazione di una nota da un microtono a un tono e mezzo e più, è da considerarsi la prima possibilità che abbiamo avuto a disposizione con la chitarra per emulare la flessibilità dei cantanti e dei fiatisti; il saper "piegare" le note ha contribuito a espandere il lessico e le possibilità espressive della chitarra. La chitarra elettrica ha naturalmente fatto propria questa tecnica e l'ha sviluppata fino a creare e/o a favorire dei veri e propri stili musicali. Grazie alla facilitazione meccanica offerta dalla scalatura delle corde e alla struttura stessa dello strumento, insieme alla distorsione e quindi al sostegno e all'ingrossarsi delle note, la chitarra elettrica si è evoluta, passando per country, blues, rock, hard, metal, shred, sempre con grande risalto della possibilità di tirare le corde (prima manualmente, poi con la leva, oggi anche elettronicamente con effetti tipo Digitech Whammy). Insieme a una distorsione sempre crescente, questo ha fatto sì che la chitarra elettrica si affermase come lo strumento più "esagerato" (e, forse, più espressivo) di tutti, attirando l'attenzione dei giovani in cerca d'emozioni e gloria sonica. C'è da ricordare che molti, all'inizio dell'"avventura" della chitarra elettrica, cercavano di andare oltre, con bending, bottleneck e leva per imitare le chitarre pedal steel o lap steel (cosiddette hawaiiane) che andavano per la maggiore. Il bending ha avuto tanto successo che l'industria già da molti anni ha dotato i tastieristi di dispositivi (rotelloni e levette), che permettono loro di "stonare" le note come i loro antagonisti... chitarrai. E anche i bassisti ne sanno qualcosa, con i bassi senza tasti! Negli ultimi anni la tecnica del bending, seppur facente parte del bagaglio d'ogni chitarrista moderno, non sembra avere esponenti di rilievo anche perché, come abbiamo già accennato, si sono rese possibili nuove tecniche e manipolazioni elettroniche, che hanno un poco distratto il chitarrista rock e dintorni da questa tecnica, da un lato molto immediata (giacché non serve nient'altro che una chitarra) e dall'altro molto fisica, manuale e... difficile! La maggior parte dei bending sono fatti per innalzare l'intonazione della nota originaria, ma nulla vieta di effettuare il cosiddetto reverse bending: in pratica si fa prima (di percuotere la corda) il bending e poi si suona rilasciando la corda, lavorandola con vibrati e quant'altro; l'effetto ovviamente sarà quello di avere una nota che decresce d'intonazione. È scontato affermare che la cosa più importante in questa tecnica è l'intonazione, seguita subito dopo dalla pulizia d'esecuzione, ovvero dal "silenziamento" delle altre corde. Possiamo - rozzamente - dividere il bending in due categorie: quello più ornamentale, un po' lamentoso e in genere meno pulito del blues; e quello più diatonico, melodicamente "integrato" del rock.

Confrontati con i Maestri

B.B. KING è l'antico signore della chitarra elettrica; non è stato certamente il primo a utilizzare il bending, ma forse è quello che ha più influenzato i suoi contemporanei e la generazione successiva. L'esempio mostra come i bending sottolineano (come spesso accade nel blues) con inflessioni microtonali, l'ambiguità delle terze (maggiori e minori) nel blues. Anche se sulla carta non appare mai il do (terza minore) in realtà il do# segnato quando è "bendato" non è mai perfettamente intonato, ma appena calante, quindi...

You've Done

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ERIC CLAPTON è senza dubbio uno dei chitarristi bianchi più importanti, quello che ha esteso, modernizzato e reso più aggressivo il modo di suonare il blues; tuttora gli sono debitori fior di chitarristi come Robben Ford, tanto per citarne uno. In questo strumentale e nel passaggio specifico trascritto, sono condensati moltissimi di quegli elementi ripresi e sviluppati da intere generazioni di musicisti: bending su doppie note, con quella più bassa che va dalla seconda maggiore all'unisono (prima battuta), il lick abusato e classicissimo che, in pratica, ribatte le note con bending (seconda battuta), bending alla terza dell'accordo (terza battuta), doppie note con quella più bassa che da quarta passa a terza minore (quarta battuta), e nell'ultimo double-stop diventa da terza minore a maggiore dell'accordo, un vero "brevetto" del blues.

Hideaway

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PETER GREEN ha sostituito Clapton nel famoso gruppo dei Bluesbreakers e sicuramente è riuscito a non farsi schiacciare dal peso del "Dio Clapton", avendo una personalità differente dal predecessore; Green è più riflessivo e malinconico, e la sua abilità nelle note lunghe ingenerate dal feedback ha influenzato un altro caposcuola come Santana. Ma non solo; infatti, nella trascrizione (tratta dal suo famoso strumentale Supernatural, in sostanza un blues minore) troviamo altri elementi cui hanno fatto riferimento Santana e altri: il fraseggio di Green appare certamente legato a stilemi blues, ma è altrettanto evidente la sua propensione a sintetizzarli per protendersi artisticamente avanti a quel genere tanto in voga all'epoca, come conferma il suo primo album come solista The End Of The Game. Nell'esempio abbiamo bending più diatonici e meno coloristici, compensati da un fraseggio ritmicamente non lineare: figure terzinate si susseguono a sincopi e accelerazioni di quartine di sedicesimi.

Supernatural

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JIMI HENDRIX è probabilmente il chitarrista che più è stato emulato e idolatrato, in virtù delle sue incredibili performance sia dal vivo sia in studio. Il suo animalesco istinto per lo strumento chitarra ha portato, lui e lo strumento, su vette mai raggiunte fino ad allora; d'altronde tutto questo furore era smussato da non comuni talento compositivo e ricerca sonora. Dal rock & roll in MI di Come On abbiamo estrapolato una feroce interpretazione del bending: non ci sono cose particolari se non il suono crudo e grezzo, il bellissimo vibrato iniziale, e l'aggressione alle corde, sporcando volutamente (credo) il tutto, e che, soprattutto dalla terza battuta in poi (sulle note segnate con *), gli fa suonare addirittura la corda sol (semistoppata), facendo somigliare quei bending più che a un canto a una rauca imprecazione. Tutto mooolto rock!

Come on Part 3

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JIMMY PAGE è forse uno dei chitarristi più influenti della storia del rock, però, al contrario di Beck, più come ideatore di riff, arpeggi, orchestratore di chitarre, accompagnatore e compositore che come solista puro. Tuttavia ci sono (a dir la verità non moltissimi) spunti che ne affermano la grandezza anche nel campo più strettamente solistico. Un disco ricco di questi spunti che mi sento di raccomandare è il classico The Song Remains The Same, ripreso dal vivo nel 1973. Ed è proprio dalla versione live di No Quarter, contenente un bellissimo e lungo assolo del nostro Giacomo Pagina, che proponiamo nella trascrizione, oltre un bellissimo bending di un tono e mezzo, anche un cromatismo, sempre nella prima battuta, per poi concludere con una frasetta cattivella molto bluesy che poggia sul bending di semitono da fa a fa #, raramente utilizzato su un accordo minore.

No quarter

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DAVID GILMOUR rappresenta il tipico chitarrista rock vecchia maniera inserito in gruppo: non veloce ma lirico, poco appariscente però tremendamente efficace, e che (apparentemente) ha avuto notorietà e visibilità grazie soprattutto al successo della band. Forse è vero, ma solo in parte. Gilmour ha suonato diversi assoli memorabili, che ci hanno insegnato più di una cosetta e che difficilmente avremmo avuto altrimenti. L'assolo di Shine On You Crazy Diamond è un classico, ed è esemplare la sua grande interazione e interpretazione dell'atmosfera del brano (un largo e morbido, almeno nella prima parte, blues in SOL m in 12/8); da notare il doppio bending (da lui usato spesso) alla fine della terza battuta!

Shine on You Crazy Diamond

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CARLOS SANTANA è un chitarrista che ha avuto una carriera molto varia e articolata. Nella stragrande maggioranza dei casi, le principali caratteristiche per cui è noto e apprezzato sono il suono e la sua fortissima inclinazione melodica. Nell' esempio, tratto da un album (Zebop) poco conosciuto ma bellissimo,abbiamo una bella dimostrazione di come, con poche note ma molta abilità a trattarle, si possa ottenere molto: da notare la nota di reb ricavata suonandola dopo aver tirato il sib a do; l'ostinato (estremamente preciso sia d'intonazione sia ritmicamente) di questo lick, genera una tensione risolta poi parzialmente con il rilascio della corda e ribattendo la settima minore dell'accordo (lab). La tonalità d'impianto è FA m e la scala usata è la sua omonima.

Brightest Star

brighterstar

JEFF BECK è indubbiamente il più "pazzo" dei chitarristi, trasgressivo e incostante, repentino e aggressivo, tutte caratteristiche che possono essere applicate sia al personaggio che al suo modo di suonare; è, infatti, capace (spesso) di prestazioni superbe, ma anche (talvolta) molto mediocri. La sua arte chitarristica (è un compositore modesto) si può racchiudere in uno stile flashy ricchissimo di spunti e idee, tra l'altro riprese da molti (Moore, Van Halen, Belew, Lukather). Nell'esempio, estrapolato da uno dei suoi dischi più belli, There And Back del 1981, si evidenzia un doppio bending che va da re a mi e successivamente a fa #, proseguendo con un bel reverse bending da re a do #. La frase è in un range altissimo e poco comodo, la scala è quella di SI m.

The Pump

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LARRY CARLTON ha il merito di aver avvicinato la chitarra rock a quella jazz: lo ha fatto prima e meglio di molti altri (pensiamo a Mike Stern o ad Eric Johnson, ad esempio). Con rara eleganza ha sintetizzato il canto di discendenza blues-rock e la sapienza e lo swing del jazz, miscelando così bene il tutto che è riuscito ad applicare il suo stile con successo in molte produzioni, anche pop. Gli estratti provengono da un brano che è una piccola perla (un raffinato blues-fusion in SOL); il tutto trasuda classe e feeling. Non c'è nessuna particolare attenzione, salvo, nel secondo esempio, per il timing preciso sia delle note sol in controtempo e ribattute, sia del bending ostinato del la portato a si. Attenzione anche all'intonazione e alla pulizia di quel la portato a re!

South Town

southtown

STEVE LUKATHER è già da considerarsi un moderno maestro del rock. Infatti le sue prime registrazioni importanti datano alla fine degli anni '70. Abbiamo estrapolato da Rosanna dei Toto uno dei suoi più famosi e riusciti assoli, che rappresenta uno dei punti più alti da lui raggiunti. Frasi diatoniche con addirittura dei cromatismi, si mescolano meravigliosamente con impennate rabbiose di bending e colpi d'ascia rock pentatonica. Le sue raffinatezze e trovate in tema di bending sono evidenziate nell'esempio: sembra che tutta la bellissima frase sia suonata partendo dalla tecnica di bending, che qui meno che mai è considerato un ornamento sovrastrutturale come in origine (anni 50/60) era semplicisticamente interpretato. Da antologia della chitarra elettrica!

Rosanna

rosanna

Conclusioni: il bending su carta perde molto del proprio fascino e senso, tuttavia abbiamo cercato di trascrivere alcuni esempi per stimolare il più possibile a tale pratica tecnica, imprescindibile in una "sana" competenza della chitarra elettrica. Abbiamo dovuto lasciar fuori da questa piccola e parzialissima rassegna molti chitarristi meritevoli per problemi di spazio: d'altronde gli stessi musicisti trascritti hanno nel loro repertorio tanti altri esempi da antologia! Ma il bending è soprattutto un approccio tecnico che va oltre il tirare la corda, è una specie di stile nello stile che è strettamente legato all'espressione; oltretutto è un approccio molto fisico alla chitarra, e praticamente tutti i chitarristi citati (e non) ne danno un'interpretazione simile ma mai uguale: c'è chi sporca il bending, c'è chi lo fa molto pulito, c'è qualcun' altro che vibra la corda e c'è chi lo fa quasi mai vibrando. Ci sono altri che prediligono farlo in ambiente blues, per ottenere quei microtoni lamentosi e ornamentali, c'è chi lo fa più diatonicamente, così rapidamente e perfettamente intonato che quasi non percepiamo il bending, ma una mazzata di nota! Naturalmente un approccio non esclude l'altro e spesso tutti fanno...tutto. È la tecnica che forse ha più di tutte sublimato il carattere e l'intensità dei chitarristi elettrici, anche se naturalmente ci sono state e ci sono delle eccezioni. Insomma dopo aver suonato questi esempi, ascoltiamo bene questi (ma anche altri) maestri; sono quasi tutti del passato, poiché a quell'epoca questa era la tecnica primaria della chitarra rock, diventandone una struttura importante. C'è stata una specializzazione che poi si è persa in favore d'altre, ugualmente considerevoli, che in pratica hanno fatto evolvere il nostro strumento, ma sembrano aver portato il bending a semplice sovrastruttura d'abbellimento, preferendogli magari (stimolantissimi) "surrogati" come la leva o il Whammy Pedal. Non che i vari Steve Vai o Joe Satriani non lo facciano o lo facciano male, anzi; è solo che non è un elemento basilare del loro stile e interpretazione della chitarra elettrica. I rudimenti in molte attività vanno via via perdendosi, sia perché c'è un'accanita tendenza alla specializzazione, sia perché, al contrario, si cerca di fare di tutto e di più, perdendo di vista i tratti principali che consentono un'autentica maturazione. In ogni caso non degradiamo il bending a semplice esercizio pratico e di stile come spesso capita d'udire: insomma bisogna ascoltarlo, ma soprattutto sentirlo!


Lello Panico

Tirare le corde è faticoso, specie se le corde sono grosse e magari la chitarra è una Telecaster. Il bending è un gesto tecnico che va approfondito e studiato quotidianamente, come scale, arpeggi e tutto il resto. Il bending si effettua, normalmente, sulle prime tre corde. Seconda e terza corda possono essere "tirate" sia in giù che in su, mentre la prima può andare solo in su ed è la corda più difficile da trattare col vibrato. L'esercizio che propongo di seguito è abbastanza faticoso perché va eseguito a tempo e senza fermarsi. I tipi di vibrato usati sono due: ampio e lento (indicato dal segno ) oppure stretto e veloce (indicato dal segno ). L'esempio è in SOL in tutte e due le ottave possibili, ma consiglio di eseguirlo in tutte le tonalità e sfruttando le tre corde: voglio veder scorrere il sangue...

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Maurizio Parri

Quali sono i bending più famosi del rock e adiacenze? Chi sono i chitarristi che, con plastiche movenze, hanno dato una piega (ehm) definitiva alla chitarra e alla sua immagine pubblica? Proviamo a sollevare la coltre dell'incertezza, proponendo alcuni estratti da due celeberrimi assoli parecchio bendaroli; uno è quello di Mark Knopfler da Sultans Of Swing (primo assolo), l'altro è di David Gilmour, da Another Brick In The Wall - part two. Impariamoli, e arricchiamo il repertorio della nostra cover... bend.

MAI DIRE STRAITS

Iniziamo da Knopfler: nell'esempio qui sotto, notiamo il primo bending di un tono; nulla di speciale, ma è interessante constatare come rilasci il bending per raggiungere in maniera davvero elegante il sol, 5ª del Do. Nella quarta battuta dell'esempio, incontriamo un altro bel bending "armonico": siamo su La7 (dominante di REm), e il mi (5ª di La7) è tirato di mezzo tono, raggiungendo il fa, 6ª minore (o, enarmonicamente, 5ª aumentata) del citato La7; col successivo rilascio, la risoluzione è resa con particolare scorrevolezza e musicalità. Facciamo un salto avanti e leggiamo l'esempio in basso, dove il buon Mark snocciola, su Fa, un sano vecchio lick country: mentre il quarto dito esegue un barrettino su prima e seconda corda, prendendo fa e do (rispettivamente, tonica e 5ª di Fa), col terzo dito il sol è tirato di un tono, raggiungendo la 3ª di Fa; il giochino è ripetuto due volte, col successivo rilascio: per un effetto corretto, il la ottenuto col bending deve vibrare durante l'esecuzione delle note sulle altre due corde; qualcuno ha detto pedal steel?

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LAPSUS FLOYDIANO

Passiamo a Gilmour, che inizia con un paio di tiratine (vedi esempio):

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la prima è quella bluesy di (circa) mezzo tono, per raggiungere la blue note di RE; quindi, per riparlare di lick, fra prima e seconda battuta notiamo il re prima preso sulla prima corda e poi, di sponda, col bending di un tono sulla seconda corda. È evidente la propensione per i bending ampi e intonatissimi, come quello fra terza e quarta battuta, dove il do è tirato prima di un tono, fino a re, e poi di un tono ancora, toccando il mi, con successivo rilascio di due toni; notiamo anche che il mi non appartiene alla pentatonica di RE m, ma, rispetto alla tonalità, è la 9ª: musicalmente ciò si traduce nell'incremento del tasso di lirismo, col passaggio da mi a do che evoca luminosità coltraniane. Tale carattere appare anche all'inizio dell'esempio qui sotto, che mostra dapprima un rake culminante con un mi e un sol, quest'ultimo ottenuto col bending: siamo quindi sulle estensioni superiori (9ª e 11ª) di RE m; notiamo anche come la "grattata" rinforzi la sonorità del bending sulla prima corda. Per riparlare di bending ampi, nella terza battuta ne troviamo uno che copre ben una quarta: si passa da do a fa, percorrendo le diatoniche tappe del re e del mi.

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Fabio Cerrone

Il bending può essere un'arma in più per la nostra espressività, quella marcia in più di cui altri strumenti non dispongono. Un'applicazione poco ricorrente di questa tecnica è nell'uso del microtono. Gli esempi 1 e 2 sfruttano la tecnica del bending per innalzare la nota di 1/4 di tono; attenzione all'esempio 2, che sfrutta il bending partendo dalla nota già innalzata di 1/4 di tono (prebend). Microtono, prebend e intervalli larghi, sono gli ingredienti dell'esempio 3. Questo approccio dona un colore molto particolare alle nostre frasi. Esercitiamoci fino a sentire chiaramente il quarto di tono. Questa tecnica può essere usata con intervalli ancora più piccoli per aggiungere quella leggera "stonatura" che, se controllata a dovere, è molto efficace (riascoltiamoci qualcosa di Miles Davis!). Gli esempi che seguono mostrano dei bending a due note. Nell'esempio 4 si innalza la nota sulla corda del sol di un tono e quella del si solo di un semitono. Applicando la stessa forza sulle due corde (vista la durezza maggiore della corda si) riusciremo a innalzare il sol di un tono e il si di un semitono. L'esempio 5 mostra la stessa applicazione sulle corde si e mi. In entrambi gli esempi, l'intervallo di partenza tra le due note è di una terza. Combiniamo ora il bending con dei salti di corda e partiamo da due note distanti una sesta. Per lo stesso concetto di prima, applicando la stessa forza alle due corde, il risultato è l'innalzamento di un tono su una corda e un semitono sull'altra, quello che ci occorre per una giusta armonizzazione. L'esempio 6 usa le corde re e si; l'esempio 7 le corde sol e mi. Possiamo sfruttare questa tecnica sia inserendola nelle nostre improvvisazioni che negli accompagnamenti che usano i double-stop. L'esempio 8 mostra una frase che contiene sia i bending microtonali che quelli a due note. La particolarità, anche in questo esempio, sta nell'uso del prebend, cioè l'innalzamento verso la nota specificata (nel nostro caso 1/4 di tono) prima che questa sia suonata. Ora domandiamoci: perché non tentare tutto ciò con bending a tre o più note?

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Esempio2

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Esempio3

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Esempio 4

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Esempio 5

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Esempio 6

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Esempio 7

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Esempio 8

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Daniele Bazzani

In tema di bending c'è un genere musicale che dovrebbe venire subito in mente, ed è il country, nel quale abbiamo alcune delle più importanti espressioni di questa particolare tecnica, per un motivo molto semplice: lo strumento principe della musica più rappresentativa dei bianchi d'America è la cosiddetta pedal-steel guitar. Spieghiamo in due parole di cosa si tratta: un pezzo di legno orizzontale che poggia su due piedi, si suona da seduti, non ha distinzione fra manico e corpo, ha molte più corde di una normale chitarra, e (qui sta il centro del discorso), ha una serie di pedali collegati alle corde, che ne variano l'intonazione. Il bending con i piedi. (Potremmo fare la stessa affermazione a proposito di molti chitarristi, ma questo è un altro discorso). Cosa succede, allora? I chitarristi americani, non abbastanza provati dalle difficoltà incontrate sul loro strumento d'origine, provano a replicare quello che è il suono più comune (e affascinante) della musica che devono suonare. Immaginate la follia mentale di chi si trovi a dover simulare uno strumento simile con una normale chitarra; troviamo quindi bending simultanei di più corde, corde tirate che rimangono tali mentre se ne suonano altre, e bending addirittura dietro il capotasto! Chiariamo una cosa: il country negli States è un business miliardario, quindi incontriamo musicisti incredibili che suonano cose fantastiche! Dalla necessità si è però sviluppata una tecnica che è diventata un genere a sé, con esponenti di razza che ne sono i portavoce non più nel genere specifico, ma nel chitarrismo mondiale. Qualcuno non ha mai sentito parlare di Albert Lee (nella foto), Danny Gatton o Jerry Donahue? Beh, è il caso di approfondire un po'...

Vi sono alcuni aspetti interessanti dell'utilizzo del bending nel country, che ne fanno una tecnica assolutamente unica: non c'è solo la classica corda "tirata", come si dice in gergo, ma una serie di elementi che si muovono intorno ad essa. Un caso tipico è quello riportato: si tira il fa# sulla seconda corda fino a farlo diventare sol#, quindi si suonano il la e il si sulla prima alternandoli con il sol # (che rimane tirato fino a quel punto), quindi si rilascia la seconda che ritorna al fa# di partenza per chiudere con il mi.

1country

Un esempio semplice ma utile se si applica il concetto ad altri contesti. Si può modificare un'intero accordo innalzando di un semitono il do# sulla terza corda, suonando poi il la sulla prima e il mi sulla seconda (viene così a formarsi un accordo di La con la quarta) e rilasciando infine la terza corda che torna al do# iniziale. Pensate a quanti accordi potremo stravolgere in questa semplice maniera. E butteremo il nostro Whammy nuovo di zecca!

2country

Passiamo a qualcosa di più impegnativo: suoniamo un bicordo di Re magg utilizzando la terza e seconda corda al settimo tasto; avanziamo di un tono sulla terza e un semitono sulla seconda, avremo quindi mi e sol; ancora un semitono per trovare fa e sol#; a questo punto scatta il bending! Troveremo il semitono successivo non più scivolando sulla tastiera, ma tirando le due corde insieme: attenzione a restare intonati, ogni corda si comporta in maniera del tutto personale! Avremo a questo punto un altro bicordo di Re, composto da fa# e la, a cui aggiungeremo il re sulla prima corda, e come per magia la triade è composta! Non finisce qui, perché, se rilasciamo le due corde e torniamo sui nostri passi, ci ritroviamo al punto di partenza. Se suoniamo i primi bicordi con lo staccato tipico del country, l'effetto è molto affascinante.

3country

Questa è un po' più difficile: tiriamo le due corde insieme, solo che la terza sale di un tono, da sol a la, mentre la seconda sale di un semitono, da si a do.

4country

Applichiamo il concetto a un contesto musicale: tirando la seconda e terza corda rispettivamente di mezzo e di un tono intero, otteniamo sib e sol; rilasciandole torniamo su la e fa; poi ecco il classico "effetto treno": del bicordo all'ottavo tasto tiriamo solo la terza corda di un semitono, e che il blues sia con noi.

5country

Un elemento fondamentale è rappresentato dal pre-bending, cioè dal tirare una corda fino alla nota che cerchiamo e poi suonarla; la rilasceremo dando uno di quegli effetti "impossibili" per la chitarra (a meno che non abbiate un amico che ve la scorda!). Prepariamo l'accordo, do sulla prima corda, sib sulla seconda e la terza tirata di mezzo tono fino a fa; suoniamo quindi in ordine discendente e rilasciamo la terza che torna a mi. Semplice ma efficace. Proviamo anche a suonare la triade tirando e rilasciando la terza corda (che va quindi da mi a fa) più volte mentre le altre risuonano.

6country

Eccoci a uno dei marchi di fabbrica dei chitarristi country: quinta e quarta corda al decimo tasto; aggiungete la terza al settimo e tiratela di un tono, ed ecco il solito Do magg come non lo avete mai suonato!

7country

Un semplice esempio di bendbehind- the-nut: sesta, quarta, terza e seconda corda a vuoto; con l'indice della sinistra andiamo prima del capotasto e tiriamo (spingiamo sarebbe più corretto) la terza corda fino a innalzarla di mezzo tono: ecco un fantastico Mi7!

8country

Se a tutto ciò che abbiamo trattato, aggiungiamo il suonare con il volume della chitarra a zero, per poi alzarlo mentre tiriamo una o più corde, è certo che faremo girare molte teste a guardare su quale binario sta arrivando il treno! E ricordiamo sempre ciò che dice(va) il grande Eric Clapton: "Potete capire se un chitarrista è un vero bluesman da come tira le corde". Parole sante...

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