Bob Brozman

Il 23 aprile 2013 ci ha lasciato Bob Brozman (nato l’8 marzo 1954). Autore del libro “The History And Artistry Of National Resonator Instruments” (Centerstream – distr. Hal leonard) e musicista sopraffino ci lascia numerosi dischi nei quali esplora la musica popolare senza frontiere, da quella tradizionale americana a quella giapponese, da quella hawaiana a quella africana. Ricordiamo alcuni titoli: A Truckload Of Blues, Devil’s Slide, Blue Hula Stomp, Post Industrial Blues, Lumiere (nel quale suona quasi tutti gli strumenti), Ocean Blues From Africa To Hawaii, Mahana, il fantastico Songs Of the Volcano, Tone Poems Vol 3, Jin Jin/Firefly, O’ Omana o I Na Mele O Ka Wa U’I con la Tau Moe Family, solo per citarne alcuni...

Prolifico anche come insegnante, ha lasciato molti DVD didattici, come Traditional Hawaiian Steel Guitar, Learn To Play Bottleneck Blues Guitar, Traditional Caribbean Guitar, Bob Brozman Guide To Roots Guitar Styles, più metodi per suonare l’ukulele e diversi video e dischi con il musicista hawaiano Ledward Kapaana. Grande virtuoso, Brozman non ha mai lasciato che la precisione prevaricasse la carica emotiva, abbracciando la musica di varie culture con umiltà e sincera curiosità.

Si considerava musicista itinerante e amava incontrare musicisti in ogni parte del mondo, sempre in viaggio e pronto a imparare dai suoi ospiti gli stili locali. Spesso alludeva a se stesso come a un antropologo musicale, ma nei suoi dischi non era accademico, il divertimento e la passione sono evidenti in ogni traccia registrata.

Purtroppo, in seguito a un incidente d’auto nel 1980, aveva riportato lesioni alla spina dorsale che gli causavano dolori continui e difficoltà nel suonare. Per anni Bob ha cercato di convivere con il problema, di superare la sofferenza, ma ultimamente i peggioramenti hanno seriamente pregiudicato la possibilità di suonare, evidentemente portandolo a una forte depressione, tanto che, a quanto riportano le agenzie (senza tuttavia conferma da parte delle Autorità al momento in cui scriviamo), avrebbe volontariamente messo fine alla propria vita.

Un grave lutto per chiunque ami la chitarra, che cerchiamo di esorcizzare sperando che un giorno sia riconosciuto su scala più ampia per il grande musicista che era e che sempre più persone possano gioire della musica che ha lasciato, una musica spesso esuberante, allegra, piena d’ironia, ma con le radici ben salde nella tradizione senza mai scadere nella nostalgia o nel compiacimento accademico.

Mario Milan

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