Gretsch Double Anniversary - circa 1962/1967

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Axe n.129

Le chitarre Gretsch non sono molto comuni in Italia, anche se hanno sostenitori che, sebbene relativamente poco numerosi, difendono il marchio con inesauribile tenacia. I modelli più noti, soprattutto per l’associazione con musicisti celebri come Chet Atkins o i Beatles, hanno costi proibitivi (anche se ancora lontani da quelli raggiunti da alcuni modelli Fender e Gibson), ma si può dire che pure all’epoca, indipendentemente dalla fama dei suoi utilizzatori, acquistare una Gretsch richiedeva sacrifici non trascurabili.
Nel 1959 la casa ha introdotto alcuni modelli per celebrare i 75 anni di presenza sul mercato. Solitamente in questi casi si propone una versione speciale di qualche modello appartenente alle serie di maggiore prestigio, ma la Gretsch ha fatto esattamente l’opposto, introducendo una serie relativamente economica. Due sono i modelli base, la Anniversary, con un solo pickup, dal prezzo di listino di $ 198.00 e la Double Anniversary, da $ 285.00 (per avere una Tennessean nel ’59 erano richiesti $ 295.00, per una Duo Jet 300.00, per una Round-Up 360.00, per la famosa Chet Atkins 6120 si saliva a 420.00 e per la Country Gentleman erano necessari 525.00; per una White Falcon, occorreva sborsare $ 675.00).
Con cassa da 16” in acero, pickup Filter’Tron, tastiera in ebano priva di binding e segnaposizione a mezza luna, scala da da 24 ½”, il modello base, 6124 con finitura sunburst, è costruttivamente una 6120 semplificata. Il modello 6125 è identico salvo per  la finitura Smoke Green. A completare la serie sono presto introdotte le analoghe versioni Double, con due pickup e finiture identiche segnalate, rispettivamente, dalle sigle 6117 e 6118.
I controlli sono: volume per ogni pickup, volume generale, selettore a tre posizioni per le due unità e selettore di tonalità.
A tutti gli effetti una 6117 o una 6118 offrono, come qualità sonora, le stesse prestazioni di una 6120, pur costando molto meno, soprattutto oggi che le quotazioni del modello usato da Atkins sono salite vertiginosamente avvantaggiando i modelli relativamente oscuri.
Su tutte e quattro le chitarre della serie una targa metallica sulla paletta reca la scritta “Anniversary”, purtroppo perduta dall’esemplare mostrato, che in compenso ha l’opzione della leva Bigsby.
Nel ’61 i pickup Filter’Tron lasciano il posto ai meno potenti Hilo’Tron, a singolo avvolgimento e la tastiera è realizzata in palissandro invece che in ebano, ma nel ’62 guadagna il binding.
Da notare che inizialmente sono previsti 21 tasti, ma nella realtà diversi esemplari, come quello presente, ne hanno 22, cambiamento ufficializzato definitivamente nel ’72. Nel 1968 si aggiunge un altro dettaglio: uno zero-fret a ridosso del capotasto. Dal ‘74 i segnatasti sono a blocco.
Dal punto di vista puramente pratico, con il suono come obiettivo, le prime versioni sono certamente le più appetibili, visto che sono essenzialmente delle 6120 meno costose, soprattutto per la presenza dei pickup humbucking Filter’Tron; ma quelle risalenti al periodo ’62-’68, come la chitarra in esame, non sono da trascurare. I pickup Hilo’Tron non sono humbucking e certamente hanno un livello d’uscita più basso, ma non sono pochi coloro che ne amano il timbro brillante.
La tastiera in palissandro è preferita a quella in ebano da molti musicisti, sia al tatto sia come sonorità, e sicuramente la troviamo più adeguata su uno strumento con pickup tanto brillanti, contribuendo a mantenere relativamente rotondi gli acuti.
Naturalmente ogni amatore del marchio sogna di possedere una 6120 nella classica finitura arancione, oppure una candida White Falcon; però chi volesse accontentarsi - si fa per dire - di un modello dalla più convenzionale finitura sunburst, ma con tutto il carattere che si conviene agli strumenti che sfoggiano questo glorioso marchio, un esemplare come quello che presentiamo ha tutte le carte in regola per dare piena soddisfazione. La qualità c’è e lo dimostra il fatto che questo modello si è rivelato uno dei più longevi, rimanendo in catalogo, praticamente mutando solo in piccoli dettagli, fino al 1977.

Mario Milan

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