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GIBSON TRINI LOPEZ CUSTOM DELUXE - 1967



Tratto da Axe 133, Giugno 2008
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 Gibson Trini Lopez Custom Deluxe - 1967

Oggi la produzione di un modello di chitarra che prenda il nome da un artista noto è pratica comune; ma anche in questo campo la Gibson è stata, se non forse la prima in assoluto, certamente una delle prime marche a offrire strumenti disegnati per singoli musicisti.

Trini Lopez, nato a Dallas, Texas, nel 1937, è un cantante, amico del celebre e sfortunato Buddy Holly, che quando è notato dal produttore Don Costa si esibisce nei locali di Beverly Hills accompagnandosi con la chitarra in un repertorio che spazia da This Land Is Your Land di Woody Guthrie a What'd I Say di Ray Charles fino a Volare (Nel blu dipinto di blu) di Domenico Modugno. Costa lo segnala a Frank Sinatra che gli procura un contratto con la Reprise, la sua casa discografica, e il risultato è Trini Lopez At PJ's (in trio con basso e batteria), che contiene La Bamba e soprattutto If I Had A Hammer di Lee Hays e Pete Seeger (cantata anche da Rita Pavone tradotta in Datemi un martello), con milioni di copie vendute che gli aprono anche le porte del cinema con apparizioni accanto a star del calibro di Frank Sinatra, Dean Martin, Lee Marvin, Sean Connery, Marcello Mastroianni.

Sono i primi, straordinari, successi discografici, come il già citato brano di Seeger, Kansas City, Lemon Tree a spingere la Gibson a dedicargli due modelli: la Deluxe in esame e la Standard, di fatto due chitarre molto diverse.

La Deluxe ha cassa da 17" a fasce alte con due spalle mancanti a punta, simile a quella della Barney Kessel ma con buche romboidali e costruzione interamente in acero, manico in mogano, dalla paletta simile a quella usata nelle Firebird non reverse, tastiera in ebano con 20 tasti, due pickup humbucking con volume e tono individuali. La tastiera è decorata con eleganti intarsi a diamante e la finitura della cassa è cherry sunburst. Uno switch a tre posizioni seleziona i pickup e un secondo, a due posizioni, ha la funzione di stand-by.

La Standard è essenzialmente una ES-335 TD con paletta stile Firebird non reverse.

Nonostante fossero ben costruite, né la Trini Lopez Deluxe, né la simile Barney Kessel hanno avuto un grande successo commerciale, forse perché troppo inusuali esteticamente come semi-acustiche, pur non offrendo tecnicamente alcuna innovazione rispetto ai modelli normalmente in produzione, a eccezione della doppia spalla mancante, di cui forse la maggior parte degli utilizzatori di semi-acustiche a fascia alta non sentiva il bisogno.

In ogni caso sembra che della Trini Lopez Deluxe siano stati prodotti meno di trecento esemplari fra il 1964 e il 1970. Da notare che il modello è indicato come Custom Deluxe nella letteratura Gibson del '65 e semplicemente Deluxe nel catalogo del '66. Nel gergo usato dal marchio non c'è contraddizione, essendo la chitarra un modello Custom realizzato su specifiche per un determinato musicista e, essendo anche più lussuoso del modello Standard, meritevole della denominazione Deluxe. A fare confusione, in realtà, è poi la stessa Gibson, che negli anni Settanta ripropone le Les Paul con i modelli Custom, Standard e Deluxe, collocando nella gerarchia quello Custom al vertice e quello Deluxe a livello più basso rispetto allo Standard.

Comunque il doppio titolo Custom Deluxe non è bastato a dare al modello Trini Lopez una particolare longevità o un successo commerciale degno di nota. Rimane tuttavia una chitarra fra le più originali prodotte dalla Gibson, visivamente appariscente e con dettagli piuttosto inusuali per una archtop elettrica (doppia spalla mancante, finitura, paletta, stand-by). Proprio questa eccentricità e la mescolanza di stili contrastanti fanno della Trini Lopez Deluxe uno strumento interessante, non offrendo, dal punto di vista delle prestazioni sonore, niente di più ma anche niente di meno rispetto ai modelli più classici; anzi, appartenendo a una serie limitata dovrebbe risentire meno, quanto a qualità, della fase di declino in cui è entrata la Gibson nella seconda metà degli anni Sessanta.

Mario Milan

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