immagine rappresentante un’intervista

NUNO BETTENCOURT


Tratto da Axe 137, Novembre 2008
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Nuno Bettencourt

A tredici anni dall’ultimo disco di inediti, Waiting For The Punchline, gli Extreme hanno pubblicato Saudades De Rock, album che sancisce definitivamente l’atteso ritorno in scena del quartetto di Boston. Unica new entry del gruppo è Kevin Figueiredo, che sostituisce alla batteria Paul Geary, il quale non ha di certo abbandonato il mondo della musica professionistica, ma preferisce ora l’attività manageriale a casse e rullanti!

Saudades è un termine portoghese, che indica la malinconia determinata dalla mancanza di qualcosa o qualcuno nella propria vita. In questo caso, spiega Nuno, ciò che mancava fortemente alla band era del sano rock and roll; Saudades De Rock appunto! Abbiamo raggiunto telefonicamente il virtuoso chitarrista per parlare di questo, ma anche di molto altro...

Tre anni fa Axe pubblicò uno speciale su di te [n. 101, luglioagosto 2005]. L’articolo esordiva chiedendosi: “Arriverà il giorno in cui il nome Nuno Bettencourt non sarà più associato agli Extreme?” In quel periodo suonavi con i Population 1, e pareva che l’avventura Extreme potesse essere considerata ormai archiviata. Ora ci ritroviamo a parlare di Saudades De Rock; cosa era successo agli Extreme e cosa è cambiato negli ultimi tempi, spingendovi a tornare assieme?Ciò che ci spinse, come Extreme, a prenderci una pausa tanto lunga fu la necessità di staccare per un po’ la spina. Aquei tempi non c’era un attimo di tregua, si lavorava a un disco e subito si andava in tour, poi un altro disco e un altro tour, e ancora in studio e poi live... Stava diventando una cosa veramente difficile da sostenere! Così ci siamo concessi un po’ di tempo per nuove esperienze al di fuori degli Extreme: sapete com’è, si suona con altre band, altri musicisti, si coltivano nuovi progetti... Ad ogni modo posso dire che sono sempre rimasto in contatto con Gary Cherone, il rapporto tra di noi non è mai stato allentato! Se ora gli Extreme sono tornati assieme è perché... ci andava di farlo e crediamo di avere ancora molto da offrire!

Nuno Bettencourt

L’ultimo album dimostra che avevate ragione! Parliamo un po’ di Saudades: hai posto la tua firma su tutti i brani dell’album, il più delle volte a fianco di quella di Gary Cherone. Come lavorate quando componete, avete una procedura standard o ogni brano ha una storia a sé?Non c’è un solo modo in cui creiamo i pezzi, varia di caso in caso. Certi giorni ti alzi e decidi di comporre al pianoforte, in altri ti trovi più a tuo agio con una chitarra acustica, oppure, per i pezzi più tirati, con l’intera band: nessuno standard insomma!

Ascoltando il disco si ha l’impressione che tutti i soli di chitarra siano stati studiati minuziosamente prima di entrare in studio a registrare. Ho sentito bene o in realtà l’improvvisazione non manca?Non sbagli, ho lavorato sui soli prima di registrarli...

Parliamo del setup: cosa hai usato per incidere Saudades?Ho impiegato quasi sempre la mia N4 [Washburn, strumento firmato di Nuno, nda], con un amplificatore Randall, il mio signature [si riferisce al modello NB100, non ancora in commercio, che dovrebbe essere presentato al NAMM nel gennaio 2009, nda]; ho usato pochissimi effetti, non li amo molto...

Il tuo lavoro non si è limitato a chitarra e voce; ti sei occupato anche di produzione e missaggio [oltre che della grafica della copertina!]. Giacché evidentemente te ne intendi del lavoro in studio di registrazione, approfittiamo per chiederti come hai ottenuto suoni così belli di chitarra!Oh, niente di particolare, non c’è nulla di straordinario! So che tanta gente crede che servano chissà quali plug-in, effetti o macchinari esoterici per ottenere un grande suono, ma non è così! La mia idea di base è quella di cercare di mantenere i suoni il più chiari e puliti possibile, in modo da permettere a chi ascolta di sentire nel migliore dei modi il tuo sound.

Hai affermato che non ami software come Autotune [in grado di “aggiustare” l’intonazione di strumenti o voci in caso di necessità]. In Saudades non c’è nulla del genere?Assolutamente no, non usiamo quel genere di software; è tutto reale!

Passiamo a parlare di alcuni dei brani dell’album. Take Us Alive è una piacevole sorpresa, non conoscevamo gli Extreme in una veste così “country”! Hai qualche punto di riferimento particolare in questo ambito?A dire la verità non credo di avere un’unica influenza preponderante; ci sono i classici Chet Atkins, Alvin Lee o anche Steve Morse, che mette assieme country e rock...

Anni fa rivelasti ad Axe di essere affascinato anche dal flamenco, che stavi iniziando a studiare. Hai continuato ad approfondire l’argomento o no?Oh, ci provo, ci provo! Il fatto è che quando suono rock devo tagliarmi le unghie: è un bel problema!

Nel brano Run esegui un riuscitissimo solo decisamente out, con molte dissonanze. Qual è il tuo approccio a questo tipo di sonorità? Usi scale particolari?In realtà quel solo è nato come melodia, nella mia testa! È molto cantabile, l’ho pensato proprio così, senza fare affidamento su tecniche particolari.

La bonus track, Americocaine, è stata registrata più di vent’anni fa; a quei tempi accordavi già la chitarra un semitono sotto o no?Ho iniziato molto presto ad accordare in quel modo, ma su Americocaine non so proprio risponderti. Forse, in effetti, è l’unica canzone dell’album in accordatura standard, ma non ne sono sicuro...

In Saudades De Rock i tuoi interventi solistici sono sempre ben integrati nel brano, finalizzati ad esaltarlo senza sbilanciare troppo l’attenzione su di essi. D’altra parte ci hai da sempre abituati a un gran playing, ma sempre al servizio della canzone. Non senti la necessità di realizzare un album interamente strumentale, nel quale dare libero sfogo al tuo chitarrismo?No. A dire la verità non sono mai stato particolarmente interessato a realizzare un disco strumentale. Forse non ho abbastanza testa per stare dietro a un progetto simile; credo che dopo poco diventerebbe per me noioso...

Hai sempre affermato che le tue influenze principali sono state Jimmy Page, Van Halen, i Queen, i Kiss, i Beatles e così via. Sicuramente scorrendo questi grandi nomi si comprende l’origine della tua attitudine rock, ma un’altra componente essenziale del tuo playing è senza dubbio il funk; hai riferimenti particolari in quell’ambito?Non ho mai ascoltato in particolare chitarristi specificamente funk, ma piuttosto ho seguito l’esempio di chitarristi che inseriscono di tanto in tanto elementi funk nel loro playing. Jimmy Page qualche volta è funk, così come talvolta Eddie Van Halen. Pat Travers è un grande, e c’è del funk nella sua musica. Poi ci sono Prince, e molti altri...

Ora che sei tornato a suonare con gli Extreme pensi di continuare a sviluppare parallelamente il progetto DramaGods o comunque di suonare anche in altri contesti o no?No, non credo proprio. In questo momento sono interessato agli Extreme, non penso di dedicarmi ad altro al di fuori della band.

Per concludere puoi offrire un tuo consiglio per migliorarsi alla chitarra? Qual è la via per diventare un grande musicista?Mi dispiace, ma non credo ci sia una via prestabilita per diventare grandi chitarristi! Ad ogni modo, penso che una parte importante la faccia la psicologia dello studente: vuoi realmente arrivare a certi livelli o no? Se lo vuoi davvero, sappi che dovrai concentrarti continuamente sulla tua evoluzione come musicista, e che dovrai spendere moltissimo tempo ed energie per diventare un buon chitarrista. Più tempo dedichi allo strumento più migliori, sta tutto qui!

E una volta che si è diventati bravi chitarristi che si fa? Tu studi ancora? Quando hai tempo, lavori su metodi di tecnica o teoria, o il tuo continuo sviluppo come musicista passa unicamente per l’attività compositiva ed esecutiva con gli Extreme e altri progetti?La cosa che mi interessa di più è l’aspetto creativo del far musica. Molti preferiscono dedicarsi unicamente al lato esecutivo, mentre io tengo in grande considerazione quello compositivo. Amo scrivere canzoni! Quando componi devi avere sotto controllo un po’ tutte le parti dell’edificio musicale: armonia, melodia, parti soliste... È la mia scuola principale, più che lo studio di scale, accordi e così via!

Pierluigi Bontempi

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