Cover di Traversata, Beppe Gambetta, Carlo Aonzo, David Grisman

Beppe Gambetta, Carlo Aonzo, David Grisman

Traversata

Acoustic Disc 2001

Tratto da Axe 64, Marzo 2002
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Gli italiani, come tutti sanno, sono stati un popolo di santi, navigatori, eroi, poeti ma soprattutto di emigranti. Fuggire dalla fame e dalla povertà e cercare in paesi lontani ciò che la patria non offriva è stata una scelta durissima e praticamente obbligata per milioni di nostri avi, che dai porti di Napoli e Genova si imbarcarono per raggiungere la Mèrica, tanto quella del Nord che del Sud. La musica fu per loro un elemento importantissimo di identità culturale e un modo per conservare vivo il legame con il loro paese d'origine, al punto che, tra le incisioni esplicitamente rivolte alle minoranze etniche presenti in America, quelle destinate agli italiani erano tra le più numerose.

È quindi importante che qualcuno abbia finalmente cercato di riportare l'attenzione del pubblico su un fenomeno che non è stato solo musicale ma più ampiamente culturale. Non a caso la proposta viene da Beppe Gambetta, uno dei nostri musicisti più intelligenti e originali, che già aveva rivolto il suo interesse alla tradizione musicale genovese nel precedente Serenata e che, oltretutto, ha anche affrontato una sua personale "emigrazione" artistica.

In Traversata Gambetta è affiancato dal mandolinista Carlo Aonzo e da David Grisman, stella del mandolino bluegrass e a sua volta musicista aperto e sensibile alle "altre" culture musicali. In realtà quello di Gambetta non si pone come uno studio etnomusicologico indirizzato a pochi esperti, ma piuttosto come un disco di musica acustica accessibile a tutti e legato a un'idea di fondo: quella della cultura musicale sviluppatasi tra l'Italia e l'America.

Troviamo così un repertorio quantomai vario, che spazia dai brani più autenticamente italiani (Gioviale e Calace) a riletture di pagine operistiche o cinematografiche (Mascagni, Puccini, Rota) fino a composizioni di figli di immigrati ma nati in U.S.A (è il caso di Nick Lucas ed Eddie Lang). Gambetta giustamente adotta per questo repertorio una chitarra con bassi volanti, diffusissima nella musica colta e popolare italiana almeno fino agli anni Quaranta (come testimoniano numerose incisioni e fotografie) e poi repentinamente caduta in disuso; il che costituisce un vero mistero, non tanto per il declino in sé quanto per il fatto che è difficilissimo oggi ritrovare fisicamente questi strumenti, quasi fossero scomparsi nel nulla. Si tratta quindi di riproporre più una sonorità - legata alla tradizionale formazione di chitarra più uno o due mandolini - che non un genere specifico.

Questo permette a Gambetta, Aonzo e Grisman di variare ampiamente le atmosfere e di evitare, anche con un pizzico di furbizia, il rischio di una rilettura troppo filologica. Infatti il raffronto con gli originali mette in evidenza un dato di fatto inconfutabile: è praticamente impossibile suonare come i nostri predecessori. Non è una questione di capacità tecniche né di strumenti usati; è l'insieme dei vari elementi (il modo di produrre il suono, di stare sul tempo, di variare la dinamica) a essere, semplicemente, diverso e basta ascoltare, ad esempio, le versioni originali dei brani di Gioviale o Taraffo per rendersene conto. Per questo è ancora più da apprezzare lo sforzo fatto dai tre per evitare imitazioni e cercare invece un proprio suono, ispirato alla tradizione ma personale e attuale. Ben venga allora la pronuncia "americana" di Grisman o le riletture di brani nati originariamente con organici diversi (peccato però che Pickin' The Guitar abbia perso il suo sapore ragtime in favore di un andamento più swing), anche se a tratti una maggiore incisività ritmica non guasterebbe.

Complimenti a Gambetta, Aonzo e Grisman sia per la musica che per l'idea. Questo disco, oltre a proporre ottima musica, propone cultura; cosa che, visto il panorama desolante di questi anni, lo rende ancora più prezioso.

Michele Ariodante


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