Cover di Guitar Heaven: The Greatest Guitar Classics Of All Time, Santana

Santana

Guitar Heaven: The Greatest Guitar Classics Of All Time

Sony 2010

Tratto da Axe 158, Novembre 2010
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Vecchio volpone d’un Carlos Santana… Ci si aspettava un altro disco pop latineggiante a ravvivare i successi degli ultimi anni, e invece lui spiazza tutti con un album… rock! E il successo è arrivato in pochi giorni: uscito il 21 settembre, il 29 Guitar Heaven era già 5° nella top 200 di Billboard!

Insieme a un’altra vecchia volpe, il suo produttore Clive Davis, il chitarrista propone la propria lista dei 12 brani chitarristici più belli di tutti i tempi, scegliendoli nei repertori di Jimi Hendrix, Jeff Beck, Led Zeppelin, Cream, T.Rex, Doors, Beatles, Rolling Stones, Deep Purple, AC/DC, Van Halen e Def Leppard. Non manca l’usuale profusione di ospiti: datati, nuove star e aspiranti tali, secondo la formula ammiccante che ha decretato il successo di Supernatural (1999) e Shaman (2002): quindi, Joe Cocker, Ray Manzarek (Doors), Jonny Lang (su I Ain’t Superstitious), Chris Cornell (Soundgarden), Scott Weiland (Stone Temple Pilots), india.arie, il rapper Nas e altri. La ritmica è affidata a Tommy Anthony (Shakira, Gloria Estefan), Dennis Chambers (batteria) e i fidi Karl Perazzo e Raul Rekow (percussioni). Be’, come suona il chitarrista Carlos alle prese con Smoke On The Water, Whole Lotta Love e Little Wing?

Aggressivo come non mai negli ultimi 30 anni, disteso sui prediletti due accordi distanti una quarta, ricorrendo al wha-wha quando il rock si fa duro, senza arrivare neppure a lambire il fuoco vivo di Santana III (1971, ultimo n.1 in classifica dei Santana fino a Supernatural) e neppure a certe cose di Zebop (1981), ma depurato dei troppi orpelli e “santanismi” che hanno trasformato il suo solismo in una sequela di lick preconfezionati. I fan più giovani potranno apprezzare sotto una nuova luce, più cruda e sincera, lo stile di Santana.

Pecche? Titolo supponente, tanta produzione e nessuna voglia di azzardo o elaborazione, sicché Guitar Heaven resta alla fine un disco di cover di lusso, il cui merito è magari quello di far conoscere alle nuove generazioni alcuni pezzi rock classici e le radici chitarristiche di uno scatenato ultra-sessantenne.

Fabrizio Dadò


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