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Stagliatosi silenziosamente come un guerriero irto nella bruma gallese, il giovane Tramaine Jonathan ha fatto “il botto” tra le recensioni di Axe Guitar Magazine n.10, con il suo album di esordio Heavy Balance. Prodotto dall’autore e da Alex Argento, con una chicca come ospite di Marco Sfogli, il disco ha svelato alla comunità chitarristica le doti tecniche e compositive di questo ragazzone armato di chitarre Ibanez a 7 e 8 corde, e animato dall’intento evidente di pestare con furore i piedi nel campo di battaglia della chitarra elettrica moderna lasciando il segno. Solo tecnica? Per nulla... Quantunque in Heavy Balance il tasso tecnico sia impressionante, la freschezza dei brani e la qualità dello sviluppo melodico che Tramaine (il nome gallese significa “dalla grande città”) è in grado di sostenere nel suo approccio ai temi e ai soli regala longevità al suo esordio, lasciando ben sperare per il futuro. Non solo una promessa, destinata, come spesso è accaduto, a un rapido crepuscolo. Con questa consapevolezza, ci siamo decisi a intervistarlo, sperando che ci facesse sbirciare nella sua esperienza musicale: giovane, vorace, tumultuosa, già consapevole dei propri mezzi. Tecnica e melodia. Appunto: un Heavy Balance.

Tramaine, parlaci del tuo inizio come chitarrista: influenze, lezioni, come sei cresciuto musicalmente... Ho iniziato a suonare il piano e le tastiere all'età di 5 anni. Avevo anche una chitarra, ma non la suonavo. Ho sempre pensato che la chitarra avesse il suono più bello, ma ne ero intimidito perché era così “aliena” rispetto al pianoforte. Poi, verso i 10 anni, ho sentito i Guns N' Roses per la prima volta e sono rimasto ossessionato, principalmente per il modo di suonare di Slash in Appetite for Destruction. Sono praticamente un autodidatta. Mio padre mi ha mostrato alcune cose, ma solo accordi di base, la scala pentatonica minore e poco altro… Avevo circa 11 anni e ogni giorno cercavo qualcosa di nuovo da poter sviluppare: i modi, le varie tecniche o anche altri generi, come il country. Tra le mie influenze principali ci sono gli Iron Maiden, Joe Satriani, Yngwie Malmsteen, Steve Vai e Marco Sfogli. Un'altra influenza, per così dire, passiva è Per Nilsson [chitarrista e produttore svedese]. Non ho mai imparato nessuna delle sue composizioni, ma sono un suo grande fan. L'ascolto avido dei suoi brani ha avuto un impatto fortissimo su come penso e sento la musica...