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Ry Cooder non sa leggere la musica e non ha nozioni di teoria musicale. Non si preoccupa se il bottleneck sbatte contro i tasti sporcando il suono. Possiede miriadi di chitarre, neppure una normale, e non ha mai suonato lo slide su una resofonica. È insoddisfatto di tutti i suoi album, senza eccezioni, che soffrono spesso di una produzione incerta e di un suono un po’ muddy... Eppure ha suonato con i grandi musicisti di tutti i paesi, è uno dei session man più ambiti, è un maestro del bottleneck (suggeritogli, pare, da John Fahey), ha insegnato il riff di Honky Tonk Woman a Keith Richard... Per scoprire le origini del suo genio poliedrico è necessario ripercorrere il suo primo periodo, dal 1970 al 1978, dall’album d’esordio fino al disco Jazz. È il periodo che fa perno sulla roots music, la musica tradizionale americana, molto prima che il Buena Vista Social Club lo portasse all’attenzione delle masse. Sono gli anni in cui nasce e si forma l’estetica chitarristica di Ry Cooder, attraverso la conoscenza e la frequentazione di alcuni geni musicali e chitarristici. (Prosegue con esempi su spartito e TAB)...