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Eccoci con Michele Vioni, in arte Dr.Viossy, e il suo primo disco solista The Adventure so Far. Il nostro è molto ben conosciuto per una serie di progetti come Mr.Pig, con cui ha superato i 1.000 concerti, poi Strive, Killing Touch, collaborazioni con Edu Falaschi e Blaze Bailey. Aggiungiamo al tutto la sua band di modern metal, i Dyanonymous, e infine, ma non certo ultimo, il Vivaldi Metal Project del Maestro Mistheria, che va a completare un curriculum di tutto rispetto. The Adventure so Far non è un disco esattamente precoce, ma, al contrario, ideato, scritto, registrato, prodotto e pubblicato quando Michele Vioni ne ha avvertito la necessità artistica, supportata saldamente da una acquisita e consapevole maturità. Nell’intervista che segue, affrontiamo caleidoscopicamente con il Dr.Viossy ogni aspetto di questo suo primo lavoro solista.

 

Che cosa avevi in mente partendo per il tuo viaggio musicale?

Semplicemente di far uscire la musica che mi girava in testa e di non concedere praticamente nulla a esterni. Non ho voluto lavorare con produttori ed etichette… Non ho programmato nulla di particolare; semplicemente, ho raccolto idee, temi, riff, li ho sistematizzati e ci ho fatto un album. Il genere musicale è quello che mi rappresenta, ovviamente. The Adventure so Far non è certo un album jazz o country. Mi piace molto l’approccio dei musicisti classici o dei compositori di colonne sonore: mi piace presentare un tema e poi rivoltarlo in mille modi; magari fare dei rimandi incrociati tra diversi brani, che è anche l’approccio di molti musicisti prog. Quindi avevo in mente di comporre “bei brani” e realizzarli al meglio. Se piacciono a me, piaceranno anche ad altri, ma in fondo… Chissene! Tanto il mio scopo non è diventare più ricco con questo album [ridacchia], ma solo farmi sentire…

Oltre a farti carico di tutte le parti suonate, hai pure arrangiato...

Ho fatto tutto da solo e dove non sono riuscito ad arrivare, ho chiamato amici e colleghi al top: Paolo Caridi [batterista] in Transcendence e Giorgio JT Terenziani [bassista] in Entertrain; lì proprio non ce la potevo fare da solo [ride]! Devo anche ringraziare Andrea Goldoni [pianista], che ha suonato con me nei Killing Touch e nella Luppi Band: mi ha fatto un crash course di pianoforte! Parto sempre da un concetto: su ogni nota può sempre stare qualsiasi accordo, e viceversa ovviamente. Quindi anche il tema più semplice mi apre la mente verso infinite idee; bastano due, tre note... Sui temi e sulle melodie cerco di essere “easy-listening”, non per contratto, ma perché mi piace così. Sull’arrangiamento, invece, mi voglio divertire. Magari penso per giorni a quale accordo mettere su una nota, se farlo durare per due note o per tre. Mi diverto come un bimbo a trasformare un tema di poche note in decine di modi diversi. Poi ascolto e riascolto, mi pongo domande… Troppo complicato? Troppo semplice? Mi gasa o no? Non mi dice niente per 10 secondi, però poi esplode? Se metto un accordo di tredicesima che sensazione mi dà? Più spiazzante? Più indefinito? E mi serve questa cosa per cambiare atmosfera?