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Crunch Time

Ora, però, un po’ di distorsione ci fa gola: tempo quindi di accendere il nostro vecchio Marshall per vedere se nel progetto della Dominion si sono rispettate le ascendenze southern e British di Mark Morton. La pasta è sgranata e aperta, definita e brillante, goduriosa negli accordi con corde a vuoto che escono con buoni bassi e senza impasti pure dal pickup al manico; insomma, una chitarra ottima per ritmiche e soli crunch. Per ottenere più grinta e ciccia bisogna far uso di un booster o un overdrive. Ed ecco che il crunch della Dominion si fa vero, ehm… dominatore, massiccio e pieno senza raggiungere la canestrata di medio-basse di una buona Les Paul Standard, sfruttando le camere tonali per asciugare e mantenere il fronte sonoro chiaro e “pulito”: in fondo uno strumento timbricamente elegante. Già, ora si apprezza in pieno la natura di questa Jackson: la costruzione neck-thru con la sua robustezza timbrica e il riciclo lungo del suono, e le camere tonali con l’effetto di schiarimento ed espansione del suono producono nell’insieme un effetto di grande personalità. Per tradurre l’effetto della liuteria in poche parole semplici: plettriamo le note, apprezziamo un suono che dapprima si comprime appena, dando morbidezza all’attacco, e quindi inizia a crescere un poco di volume e si prolunga lungamente nel tempo. Come se le camere tonali fossero dei polmoni e il neck-thru la colonna vertebrale di un corpo, la chitarra vive. Tutto ciò al momento si apprezza soprattutto in gamma media e bassa, ma lo strumento è nuovissimo e presto anche i cantini diranno la loro. Questo va compreso per il discorso assoli… Dando per accettato un timbro che tende al brillante e talora al metallico (in questo senso le GHS Boomers .010-.046 di serie ci mettono del loro), pieno sulle medie quanto basta, anche nei soli hardrock o rock-blues si possono già apprezzare personalità e qualità, con un invidiabile sustain nelle posizioni alte della tastiera. In distorsione abbiamo notato come l’intervento dei controlli di tono sia molto deciso (il circuito accoppia a potenziometri Alpha da 500 kΩ dei condensatori da 0,047 μF, invece dei più comuni 0,022 μF), conferendo un timbro nasalequando si gira la manopola sul tutto chiuso; in condizioni di moderata distorsione la cosa si traduce in un suono dal gusto “storico”, molto southern.

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METAL BEN ARRANGIATO

Bene, sarebbe ora di accendere una testata Mesa/Boogie Rectifier, ma… causa crisi economica mondiale, la redazione ne è sprovvista. Nessuna paura, ci arrangeremo da bravi chitarristi con quanto abbiamo a disposizione per ottenere suoni metal degni della nostra Mark Morton: il combo Peavey Vypyr di queste pagine e qualche pedaletto…Tanta brillante esuberanza e tanta apertura timbrica si concretizzano sotto hi-gain in un timbro davvero “maestoso”, da chitarra che, ehm… domina la scena su tutti i fronti, ricca di frequenze tutte ben rappresentate. Confesso, da retrivo quasi-cinquantenne, di essere sempre un po’ scettico nei confronti degli strumenti orientali, ma bisogna ammettere che il marchio Jackson, con uno strumento di questa levatura, è ben all’altezza della sua fama. Per avere conferma di queste impressioni sfodero una personale ascia in mogano con scala da 25” e humbucker Lindy Fralin cattivi, restandoci purtroppo un po’ male nel capire che la Dominion, a parità di modelli (simil-Rectifier) e regolazioni,ne esce a testa ben più alta, priva di nasalità, più aggressiva e al contempo a suo modo elegante e nitida, più brillante senza essere troppo metallica e con tutte le giuste basse frequenze che fanno genere e invogliano al detuning a tutto spiano. Ma, restando nell’hi-gain, va detto che anche la cosiddetta rock fusion è ben nelle corde della Mark Morton. Notevole anche qui il respiro dello strumento, e il suo corpo, a riprova che non è obbligatorio montare pickup potentissimi per avere un suono grosso, anzi… E ci si guadagna sicuramente in dinamica, definizione e intellegibilità anche quando la distorsione è pesantissima. In definitiva, siamo sorpresi. Eravamo preparati a testare un rude strumento votato al metal e invece ci siamo ritrovati con una chitarra, considerata la fascia di prezzo, di gran classe e versatile come poche, perfettamente costruita e rifinita, essendo di natura più che altro estetica le uniche personalissime perplessità, che potrei indicare nei segnaposizione Shark’s Eye o nella sagoma della paletta. Le proporzioni generose del manico appiattito e l’ampia e levigata tastiera compound radius (da 12” a 16”) preferiscono forse l’esecutore di stampo moderno, i cui chops virtuosistici sono favoriti rispetto a chi punta su espressività e bending: insomma, va meglio chi non porta il pollice fin sulla tastiera. Per tanta ottima chitarra una custodia è purtroppo disponibile solo come optional.

Fabrizio Dadò

 

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