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Washburn Nuno Bettencourt N61

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Axe n.133

È una signature costruita in Indonesia appartenente alla serie N della casa, dove N sta per Nuno Bettencourt, il famoso riff-maker degli Extreme, un chitarrista che a suo modo è riuscito e riesce ancora a fare scuola, soprattutto in relazione al suono particolare che lo ha sempre caratterizzato, secco e preciso, funky da morire, funk-metal per gli amici.
La N61 Nuno Bettencourt Signature Model della nostra prova è collocata nella classe intermedia di prezzo, tra le N di fascia economica, come la N2 (vedi prova), e quelle di fascia alta. A un attento esame, in effetti alla N61 non manca quasi nulla delle sorelle maggiori, se non il solito e fiero made in U.S.A. che alcune volte può veramente fare la differenza. La chitarra ci viene consegnata in una bella custodia morbida imbottita e piena di tasche (inclusa nel prezzo), all’interno della quale troviamo tutte le chiavi di regolazione dell’hardware, un cavo jack e la leva del tremolo.
Esteticamente lo strumento propone una rivisitazione longilinea e sinuosa del disegno strato, con entrambi i lati smussati e un colore nero sottolineato dal battipenna monostrato dalla curiosa forma puntuta, sempre nero. Ragionevole il peso, che sfiora i 3,6 kg.
Sulla spalla superiore notiamo una zona in acero che ci informa della presenza del geniale Stephen’s Extended Cutaway (vedi foto qui sotto), innovazione introdotta molti anni fa nel mercato proprio da questo modello su disegno del liutaio Stephen Davies.

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Si tratta di un sistema di attacco del manico alla cassa che permette di avere la facilità di accesso agli ultimi tasti di una neck-thru-body, mantenendo però tutti i lati costruttivamente comodi e favorevoli di una soluzione bolt-on, primo di tutti, l’attacco. Il manico alla base, dal 15° tasto in poi, si allarga in una sorta di espansione sagomata in modo da permetterne il fissaggio tramite cinque viti a una piastra curva di metallo, incassata nel retro del corpo tra la spalla superiore e il punto in cui virtualmente si troverebbe l’odiato tacco, che in questa maniera viene virtualmente eliminato. Frontalmente l’espansione va a filo della cassa e il tutto è perfettamente assemblato in modo da garantire, oltre all’evidente accesso facilitato alla parte alta della tastiera, un presumibile miglioramento nella trasmissione del suono e del sustain in virtù della maggiorata superficie di contatto.
Ancora migliorie: scopriamo dal retro della paletta che la chitarra adotta il Buzz Feiten Tuning System per una migliore intonazione, soprattutto negli accordi suonati con corde a vuoto. Ma non è troppo per un’indonesiana?

GUGLIELMO LORENZO
Non paghi, procediamo con lo sguardo e notiamo al ponte un pertinente e consono pickup humbucking Bill Lawrence U.S.A. L500 (del quale parleremo a breve…), che non dovrebbe mai mancare su una serie N. Il ponte è marchiato Washburn, costruito su licenza Floyd Rose, e ha tutta l’aria d’essere un ottimo Schaller. Lavora insieme a un capotasto locking montato senza ricorrere a viti passanti.
Per quanto riguarda i legni, abbiamo un corpo che è dato in ontano dalla casa, in frassino da altre fonti; difficile stabilirne l’esatta natura vista la spessa verniciatura nera, ma, sentito il timbro, propendiamo in effetti per il frassino.
Il manico è un interessante maple-neck (tastiera non riportata, quindi) in acero con scarf-joint; il legno non appare stagionatissimo, ma avrà il tempo di invecchiare. È disponibile anche il modello con tastiera in palissandro. La scala dello strumento è di 25” e mezzo.
Continuando con l’aspetto, non si può rimanere indifferenti di fronte alla paletta inclinata reverse con un disegno irriverente e coerente allo stesso tempo. Le meccaniche sono Grover cromate, come tutto il resto dell’hardware. Portano orgogliosamente stampato sul retro il rapporto tra i giri della palettina e quelli del meccanismo d’avvolgimento (gear ratio), 18:1.
Per concludere la descrizione, aggiungiamo che sono presenti due pickup single coil Shaman al centro e al manico, prodotti dalla Washburn stessa, un controllo di volume e uno di tono. Sulla spalla inferiore, montato sullo spigoloso battipenna, il classico selettore a cinque posizioni.


STRAPPA LA NOTA
Imbracciamo la N61 e subito notiamo la sezione del manico cicciotella e rotonda, mentre al contrario la tastiera è piuttosto piatta. I tasti sono rifiniti con una cura in linea con la fascia di prezzo della chitarra e garantiscono sufficiente scorrevolezza alle dita assetate di riff funk e pentatoniche in tapping. L’intero manico ha finitura satinata.
Suonandola da spenta, in effetti non riscontriamo immediatamente i sovra-acuti che in genere ci si dovrebbero aspettare da una chitarra con manico e tastiera in acero e ponte in stile Floyd Rose. Anche se il timbro è effettivamente spostato verso l’alto, sembra che la chitarra abbia bisogno di un po’ di rodaggio per dare il meglio di sé. In ogni caso, strumming e arpeggi vengono fuori con naturalezza, ma già senza amplificatore cominciamo ad avere le prime avvisaglie di quello che sarà il piatto forte della N61, ovvero le note “strappate”.
Accendiamo l’ampli e passiamo in rassegna i pickup uno per uno, con un suono molto neutro e pulito. Gli Shaman (rispettivamente 5,5 e 5,2 kOhm di resistenza dell’avvolgimento al manico e al centro), come abbiamo potuto verificare smontando il battipenna, sono i tipici monobobina con grossa calamita ceramica posta sotto l’avvolgimento; come sempre accade, questi pickup, i cui i poli sono in realtà espansioni polari, non hanno molto carattere. Anche se in alcuni contesti della nostra prova sono risultati un po’ rumorosi, il timbro è caldo; sui bassi impastano un po’ il suono, mentre sui cantini si comportano meglio. Il Bill Lawrence invece si comporta egregiamente. La casa specifica solo L500, senza varianti; è un pickup ceramico non potentissimo (11,3 kOhm) ma definito come pochi, con un carattere sugli alti che può tranquillamente far innamorare. Nella posizione che lo vede insieme allo Shaman centrale abbiamo un suono abbastanza anomalo, molto svuotato sui bassi e sui medi, tanto da far pensare a un collegamento in controfase. Resta un suono utile, soprattutto in situazioni funk molto distorte.
Curata la schermatura del vano elettronica ma abbastanza in economia la scelta di selettore e potenziometri. Sull’esemplare in prova, il controllo del volume funziona in modo poco graduale; il comportamento del controllo di tono è invece nella norma.
Alziamo il gain dell’ampli e ci imbattiamo nelle semidistorsioni, dove le impressioni risultano le stesse avute con i puliti: bene il Bill Lawrence, un po’meno gli Shaman, che però cominciano ad acquistare un certo carattere canterino. La forte personalità di questa chitarra comincia ad emergere, e non possiamo fare a meno di suonare più “tirati” del solito, più forte, più veloci, più funk! C’è da dire che comunque, anche in fraseggi rilassati e blues, lo strumento riesce a dare discrete soddisfazioni, con un sustain che sembra aumentare man mano che continuiamo a suonare. Basta così, gain a manetta!
Sì, il suono è molto in linea con quello dell’endorser, ma non solo. La dinamica che si riesce a controllare anche con il gain al massimo è un lusso che solo certi equipaggiamenti possono concedere, e così distruggere i timpani con frasi veloci e urlate a fine tastiera, per seguire con una ritmica nervosa e appena accennata con un bel Mi7#9, diventa finalmente una possibilità reale, un qualcosa che ci possiamo permettere. Seppure con un’action alta (ma non troppo), com’è giusto che sia per una strat-oriented, le tecniche utili a correre non risultano particolarmente ostili, mentre lo strumento resta sempre ben bilanciato e fermo.
L’Extended Cutaway è una meraviglia: ci si può lanciare a capofitto sugli ultimi tasti senza urtare nulla, per poi tornare al capotasto e “riffeggiare” allegramente qualche brano degli Extreme.
Con il gain alto anche gli Shaman sembrano suonare meglio, ma sono un po’ troppo rumorosi per uno strumento così moderno; d’altro canto chi è abituato a una strato sa bene che spesso è sufficiente stare lontani dall’amplificatore. I bassi sono ancora un po’ ingolfati, ma risultano piacevoli e finalmente abbastanza definiti da poter azzardare qualche bpm in più.
Resta indiscutibile la grande qualità del Bill Lawrence, a proposito del quale è il caso di ricordare che è proposto da due aziende: quella ufficiale, la Bill Lawrence U.S.A., che produce il pickup della N61, e quella di Bill Lawrence in persona, che su ordinazione riproduce i modelli da lui disegnati. I primi sono quelli in effetti più conosciuti: con le bobine affogate in un materiale isolante, hanno sempre equipaggiatole Washburn serie N; i secondi sono riconoscibili per una cornice metallica che circonda l’insieme delle due bobine e per... non portare il celebre marchio. [Il chitarrista e progettista tedesco Willi Lorenz Stich usava adottare nomi d'arte diversi, mascherandosi da italo-americano come Billy Lorento o presentandosi come Bela Lorentowsky nei paesi dell'Europa orientale; la versione “inglesizzata” del suo nome, Bill Lawrence, risale all'epoca in cui, a metà anni '60, ebbe a che fare con il conterraneo Jzchak Wajcman per la realizzazione dei pickup denominati, appunto, Bill Lawrence. Dopo il trasferimento negli USA, diverse vicissitudini e una lunga carriera come musicista, endorser e progettista, lo scioglimento del sodalizio professionale con Wajcman nell'84, in seguito a disputa legale attualmente Willi gestisce i suoi prodotti musicali con marchi come “Wilde”, limitando l'uso di “Bill Lawrence” a marchio di servizio come consulente e designer, mentre Wajcman è proprietario dei marchi “Bill Lawrence” e “Bill Lawrence U.S.A.” per l'applicazione ai pickup]. Chiusa la parentesi sull’L500, che resta la star della prova, una giusta descrizione va al comportamento del ponte. Abbiamo inseritola leva e ci siamo dati all’emulazione di tutti gli apparecchi a motore possibili, abbiamo fatto fischi che partivano con la leva totalmente abbassata per arrivare fino a far toccare il ponte sulla cassa. Abbiamo fatto vibrati degni di uomini delle caverne ed effetti svariati dalla dubbia utilità. Abbiamo abbellito i nostri accordi sus con un vibrato leggero sia a suono pulito che semi-distorto. Ebbene, la chitarra è rimasta accordata. I ponti buoni si fanno notare.

CHITARRA DI CARATTERE

In conclusione, questa Washburn N61 ci ha favorevolmente colpiti per quel suo essere una sorta di Telecaster tra le super-strat, una chitarra dinamica e precisa, che vuole essere suonata bene. In caso contrario sembra non voler venire incontro al chitarrista, facendo risaltare gli errori con la stessa irriverenza con cui esalta le note ben suonate. L’attacco è pronto e “scavare” le medie diventa sostanzialmente inutile, tanto è già soddisfacente il suono dell’L500. Gli Shaman possono anche andar bene, ma, visto il costo relativamente basso dell’operazione, non sarebbe una cattiva idea sostituirli con altri più in linea con la qualità generale dello strumento. Il prezzo è veramente onesto, il che la rende un’ottima scelta anche come chitarra da inserire nel proprio parco strumenti per le occasioni in cui serva una personalità molto spiccata. Chissà come suona la N4 Vintage!

Alessandro Riccardi, Fabrizio Dadò  

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