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Tempo fa accennavi ai problemi sonori dello strumento da gypsy jazz. Quali caratteristiche deve avere per suonare bene e tu come hai risolto?

La chitarra tipo Selmer progettata da Mario Maccaferri, il liutaio italiano di Cento trasferito a Parigi, è uno strumento dal suono meraviglioso ma al tempo stesso difficile da ottenere. Per essere più chiari, se prendi una Martin D28, ti accorgi subito quando la suoni che è un miracolo di progetto, catene, body, manico e buca. Invece le chitarre che suono io, per suonare bene, ci devi perdere la testa. E le mani... Non hanno il suono facile: la scala è lunghissima [in realtà può variare tra una “corta” 640 mm., pari a 25”, una classica 648 mm., pari a 25 1/2”, e ben 670 mm., pari a 26” e 5/8. Nda], le corde non possono essere troppo basse sulla tastiera, l’incatenatura è un po’ “arcaica”. Uno strumento complicato, insomma, ma quando riesci a tirarne fuori il suono, ti rendi conto che nessuna acustica folk ha un suono solista altrettanto bello, definito e con le frequenze così giuste. Non a caso nell’ambiente gypsy si dice spesso “the devil is in the right hand” [il diavolo è nella mano destra], come per dire che lo strumento non ti regala nulla, sei tu a dover tirare fuori il suono. Io uso due chitarre costruite dal liutaio olandese Leo Eimer: una, il modello Antique, con la buca piccola, dal suono molto centrato, che utilizzo soprattutto per registrare; e l’altra, con la buca a D, modello Pizzarelli, che suono prevalentemente dal vivo. Sono due chitarre meravigliose, da vero gypsy; con il passare del tempo suonano sempre meglio, fantastico!

Per l’amplificazione come ti regoli?

Dal vivo, se posso, suono solo con un microfono davanti; se, per motivi tecnici, non è possibile, mi aiuto con un amplificatore. Ho installato nel ponte un [pickup] piezoelettrico, non è il massimo ma ti salva in certe situazioni. Per il CD abbiamo utilizzato dei microfoni; ho provato svariati modelli, ma alla fine ho utilizzato solo microfoni a condensatore per tutti i musicisti.

Quanto tempo ha richiesto la registrazione?

È stato registrato in due sessioni. Io e Stochelo abbiamo sempre registrato insieme, ma in alcuni casi è capitato che io risuonassi una parte dopo. In un certo senso, il CD è stato per me anche un’occasione per imparare da Stochelo come si suona il gypsy in studio, e non solo dal vivo. È capitato anche il contrario: per esempio, in Made in Italy sono stato io ad aiutare Stochelo a registrare le parti. Insomma, c’è stata una collaborazione magica , anche con i musicisti della sezione ritmica: Franco Speciale, mio braccio destro da quando ho cominciato a suonare questo genere, mi ha aiutato moltissimo soprattutto nel dare forma alle mie composizioni; al contrabbasso suona un grande giovane talento, Marco Bardoscia. Ci sono anche degli innesti di batteria, di Alessandro Napolitano, e di cajon, di Ovidio Venturoso. Una volta registrato il CD con il mio portatile Mac, sono andato in uno studio attrezzato con grandi ascolti per le correzioni audio, il mix e il mastering, avvalendomi della collaborazione dell’ingegnere [del suono] Antonio Parisi, un mago della fonia.

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