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Ma in fondo, feeling e intenzione a parte, il gypsy jazz è un genere musicale virtuoso e tecnico, non credi?

Sicuramente. Anche quando ascolti certe cose di Bach, Mozart o Chopin puoi avvertire una grande tecnica. Ma una cosa è la tecnica esecutiva che comprende anche la velocità ma si basa sul gusto, sul tocco e sulla bellezza espressiva, una cosa è la tecnica “impazzita”, fatta di note a caso, che stanno lì giusto per stupire. Django è stato un grande esempio per la chitarra, basta ascoltare le sue improvvisazioni... È quello che cerco di insegnare ai più giovani; spesso vengono a scuola con un imponente bagaglio di frasi complicate, ma non hanno la minima idea di quello che stanno suonando. Il mio compito è quello di insegnare loro a non cadere in questi errori. Ognuno di noi ha la musica dentro, cerco il sistema per farla uscire fuori. Nel nostro paese abbiamo così tanto bisogno di bravi chitarristi!

Quali sono le altre tue attività musicali?

I concerti sono la base, che siano con il mio trio, con Stochelo o come chitarrista pop in prestito per qualche cantante. Poi c’è il lavoro in studio di registrazione. Lavoro moltissimo come session man e negli anni ho raggiunto un grande livello di preparazione. La mia visione della chitarra a 360° mi agevola moltissimo in questo: posso suonare una ritmica in stile Metallica - che adoro - oppure alla Paco De Lucía, con due diversi tocchi, suoni, fraseggi e strumenti. È una caratteristica importante quando sei chiamato in studio.

Quale atteggiamento avverti da parte dei giovani, magari tuoi allievi di chitarra, nei confronti del gypsy?

Il contesto socio-culturale in cui viviamo gioca un ruolo fondamentale, purtroppo. Se sei circondato da altri ragazzi che suonano rock, non hai alternative. Per questo la scuola, più che le lezioni private, gioca un ruolo fondamentale: all’interno di una struttura didattica si crea un microcosmo in continua evoluzione, dove il confronto viene nobilitato dalla ricerca didattica che ti porta  inevitabilmente a confrontarti con diversi stili musicali. Hai così la possibilità di condividere con altri studenti la tua ricerca e di metterla in pratica in diversi generi. Conto molto sulla sede del Saint Louis a Brindisi per la mia Puglia. Qui nella mia terra vorrei agganciare la musica più all’Europa che all’Italia.

Fabrizio Dadò

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