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In realtà, non è né un “mattarello” a V né un approdo facile per il chitarrista elettrico pentito: alla fine si riesce a farci l’abitudine e se ne apprezza la versatilità per diversi stili esecutivi. Il punto di regolazione del truss rod (serve una chiave a brugola da 5 mm.) si trova a fine tastiera, accessibile dalla buca con tutta la scomodità, ma anche l’efficacia d’azione in quella zona, dei tendimanico siffatti. La scala dello strumento è di 25 1/2”. Al capotasto misuriamo una larghezza di 44 mm., al 12° tasto di 56 mm. abbondanti. Il peso è di encomiabili 2,090 chili. Dando un’occhiata all’interno della cassa, annotiamo una caratteristica costruttiva importante: le Dana Bourgeois hanno manico avvitato tramite due bulloni; la giunta è perfettamente realizzata, senza tolleranze evidenti all’esterno. Altre quattro viti si trovano sotto la parte finale della tastiera. Si nota una grandissima pulizia costruttiva. Le catene sul fondo sono alte e molto sottili, le controfasce sono unite da numerose traverse scalloped in abete; figurarsi se non sono intagliatissime anche le catene in abete (Adirondack) dal disegno a X modificato al fine di ottenere un maggior spessore sulle note alte, cercando di trasferire su una dreadnought, notoriamente ben dotata in basso, parte della qualità timbrica di una più piccola Orchestra Model. Anticipiamo che il risultato c’è, poiché questa Standard D si presta bene anche al fingerstyle. Parlando di suono, la nostra Standard D ha subito mostrato una caratteristica delle grandi acustiche del passato: il suono è cresciuto progressivamente nei mesi che ha passato tra le nostre amorevoli mani.

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