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Oggi si tende a realizzare chitarre un po’ “ruffiane”, che diano immediata soddisfazione già nei primi 5 minuti di prova in negozio, ma la Bourgeois in prova, sulle prime un po’ spenta, quasi anonima, ora ci delizia di una voce inconfondibilmente dreadnought, profonda e grossa, con bassi sostanziosi e acuti cristallini, ma più spessi e morbidi del solito, anche spostandosi verso le medie, non così arretrate come ci si aspetta su questo formato. Per corposità della gamma medio-alta non siamo a livello di una dreadnought a 12 tasti fuori corpo (che però è anche parecchio più scura), perché il carattere della Standard D è più deciso e nitido, diremmo “appalachiano”, anche se meno asciutto di quello, ad esempio, di una Martin D28 attuale (che occupa grosso modo la stessa fascia di prezzo). Di certo questa chitarra apre possibilità espressive concrete anche al tocco del fingerstyler. Come detto, più la si suona e più la Bourgeois ci segue e si apre, con una timbrica piena in basso, ma anche molto equilibrata, a fronte di un’emissione e un volume che… stendono! In strumming, possiamo plettrare fino a sentir male alle orecchie senza che lo strumento vacilli dinamicamente. La voce, come detto, è caratteristica dreadnought, ma con variazione sul tema medio-alte; mancando un po’ di quel carattere scooped associato al formato, non è detto che vada bene a tutti, ma sicuramente piacerà molto al solista flatstyle e anche fingerstyle.

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